Questa è una delle più belle opere scritte da Henrik Ibsen.
Ci narra la storia di un dottore che scopre che le terme pubbliche, fiore all'occhiello della cittadina e apportatrici di innumerevoli villeggianti, sono appestate da inquinanti scarichi montani di conciatura delle pelli. Subito il dottore vuole fare un pubblico appello per denunciare la cosa e far porre rimedio a questo problema, ma da una parte suo fratello, rappresentante dei potenti azionisti di maggioranza delle terme, e dall'altra i redattori di un giornale popolare che si schiera contro i potenti della città, tutti si oppongono alla pubblicazione della relazione del dottore, e gli impongono di tacere. Il dottore non riesce più a trovare nessuno che sia disposto a dargli ascolto, perché tutti sarebbero parte lesa nella questione.
Gli appelli al potere sono inutili, quelli alla coscienza popolare anche: sia vinti che vincitori sono una schiera di opportunisti, interessati solo alla reputazione e al denaro. E' in questo scenario che il dottore compie l'unica scelta possibile per lui: se prima vuole abbandonare la città, ora i accorge che la risposta migliore a questa situazione è data dalla conoscenza: vuole quindi istruire i giovani, poveri o ricchi che siano, per aiutarli a comprendere meglio la realtà, e a renderli cittadini di una società più civile di quella attuale.
E' splendida quest'opera, vero segno del pensiero elevato del suo autore, e apportatrice di un messaggio di rilevanza universale: la conoscenza, il sapere come mezzo per un futuro migliore.
Gianmarco Tognazzi, con altri otto interpreti, diretto da Armando Pugliese, affronta questo testo con la consueta leggerezza e modernità espressiva. L'adattamento di Edoardo Erba, ormai consolidato collaboratore delle messe in scena dei testi scelti da Tognazzi, riconduce ai giorni nostri la pièce , che sembra attualissima nonostante sia stata scritta nel secolo scorso. L'attività umana non cambia nei secoli.