Emilio Vedova inizia la sua ricerca artistica negli anni trenta in una Venezia secentesca e barocca. Nel decennio successivo è figura di primo piano nel panorama artistico del dopoguerra e negli anni cinquanta, con Alberto Burri e Lucio Fontana, rappresenta l’Informale italiano ed europeo parallelamente all’Espressionismo Astratto americano di Jackson Pollock, Willem De Kooning e Franz Kline. Leone d’Oro all’Opera alla Biennale del 1997 si è sempre battuto per l’autonomia dell’esperienza dell’arte contro ogni tipo di sopraffazione.
La mostra, ospitata ai Magazzini del Sale fino al 25 aprile, è un ciclo di 109 grandi tele concepito e creato tra il 1987 e il 1988. Dipinti bianco su nero e nero su bianco, realizzati con una particolare tecnica definita da Vedova “pittura cieca”, ... in continuum è una sorta di accumulo 'senza inizio e senza fine' che invade lo spazio in una libera e casuale stratificazione. Il gesto possibile di organizzare le tele in immagini mutevoli e in transito vuole esprimere l’instabile precarietà del nostro vivere e operare.
La mostra è accompagnata da una pubblicazione 'Emilio Vedova...in continuum', a cura di Germano Celant, edita da Skira/Fondazione Emilio e Annabianca Vedova.