Di Carlo Goldoni. Con Marina Bonfigli, Antonio Salines, Virgilio Zernitz, Massimo Loreto Regia di Giuseppe Emiliani.
Scene e costumi Guido Fiorato. Musiche Giancarlo Chiaramello. Una produzione Compagnia del Teatro Carcano.
Perché mettere in scena un classico, perché proprio 'questo' classico'? Le risposte possibili sono quasi sempre vaghe, ma, nel nostro caso, a chi ci ha posto queste domande, abbiamo risposto in maniera tutt'altro che generica. In primo luogo La bottega del caffè rimane, come la maggior parte del teatro di Goldoni, un'eccezionale banco di prova per attori, registi, scenografi e costumisti e vale a dire per tutta la parte artistica.
In secondo luogo: come tutti i più grandi autori, Goldoni descrive, indaga e mostra allo spettatore, in forma imperfettibile l'agire degli esseri umani in un determinato contesto storico e in un continuum culturale che ancora oggi ci appartiene. Invidia, amore, odio, brama di denaro, di potere, lotta per il benessere, per il cibo, sono forse cambiati, nella loro sostanza, da quando Goldoni ha scritto i suoi capolavori? No. Però Goldoni, che fa parte di quella ristrettissima cerchia di autori che hanno scritto sul palcoscenico e per il palcoscenico, secondo regole che sono ancora oggi insuperate poiché rappresentano un perfetto equilibrio fra la parola e l'azione scenica, li descrive in maniera ineguagliata. In terzo luogo vi è una motivazione di carattere affettivo. Questa meravigliosa commedia venne allestita con Giulio Bosetti nel 1989 al Teatro Romano di Verona. La regia era di uno dei maggiori registi italiani: Gianfranco De Bosio. I bellissimi costumi erano di Santuzza Calì e le scene di Emanuele Luzzati, forse il più grande scenografo teatrale del dopoguerra. Scene che, per inciso, hanno ispirato quelle che oggi Guido Fiorato, suo allievo prediletto, ha disegnato per il nuovo allestimento. Ci sembra che questo giustifichi la voglia di cimentarsi nuovamente con il nostro grande, eterno contemporaneo Carlo Goldoni.