Nel corso di un laboratorio teso a riprendere le basi della grammatica teatrale, il gruppo si è trovato a riflettere sulle varie età della vita, in un primo momento soffermandosi sulla nascita e la maternità. Tale aspetto ha risvegliato un’idea di progetto sulla donna, sulla quale da tempo un’attrice del gruppo avrebbe voluto preparare uno spettacolo. Ci è sembrato stimolante anche il fatto di essere otto donne di età diverse e abbiamo pensato quanto questo potesse dare un valore aggiunto all’esperienza; pertanto da questo primo laboratorio e dalle esercitazioni sulla maternità, il gruppo ha voluto proseguire l’esperienza, lavorando sinergicamente su un testo già precedentemente scritto da Stefania Moressa.
La forma finale della produzione/saggio è il frutto di un work in progress che lascia a tutt’oggi le porte aperte a nuove idee e rielaborazioni, ma restando fedeli al tema originale e centrale del percorso: riflettere sul fatto che la donna è stata storicamente ricondotta a categorie sociali predefinite, ma che da sempre si muove agilmente su un terreno trasversale, quello dei sentimenti e delle emozioni. Forse le donne sono più sensibili perché nei secoli è stato loro concesso di alimentare l’intelligenza emotiva?
Determinante per la strutturazione dello spettacolo e la scrittura della sceneggiatura è stata la presenza nel gruppo di una cantante lirica, interprete di figure femminili diverse ma accomunate da un destino comune: dare.