Il mistero dell’apparenza presenta al pubblico un approccio inedito con l’opera del maestro veneziano, la cui lunga ricerca, fin dagli anni ’60, è stata ampiamente studiata e affrontata in occasione di numerosi eventi espositivi, in Italia e all’estero. Il taglio critico di questa mostra
(scandito da otto capitoli: il Corpo, la Maternità, il Poeta, la Città, la Spagna, Il Cavallo, le Teste,
Francis Bacon) sviluppa un percorso endogeno al lavoro di Luigi Voltolina, prescindendo sia dalla
forma della sua pittura sia dalle scansioni cronologiche dei differenti periodi artistici, per delineare,
negli episodi e nei vissuti, nelle persone incontrate e frequentate, nei viaggi compiuti, gli stimoli
culturali che ne hanno scandito la vita e influenzato l’opera, conducendone e modificandone il
gesto artistico (partendo dunque da una produzione minore e inedita, alternata a cartoni e studi
preparatori) verso la riconoscibilità della quale vive oggi la sua produzione.
L’evento espositivo, il quarto curato dal critico Gaetano Salerno per il maestro Luigi Voltolina e
nato da dialoghi in atelier alla ricerca di inattese, nuove e semplici letture di un lavoro invece
complesso e articolato, ignora pertanto le immediate implicazioni di un segno stilistico divenuto
ormai stilema, per soffermarsi e discutere, attraverso una selezione ragionata di circa quaranta
opere mai esposte e recuperate dal copioso archivio dell’artista (oli su tela di piccole, medie e
grandi dimensioni), sul mistero della pittura, la cui esegesi – come sostiene il pittore Francis Bacon –
riporta al mistero dell’apparenza, alle regole cioè del costruire e codificare l’immagine attraverso il
sofferto e imponderabile percorso che guida l’artista dall’atto intenzionale all’atto realizzativo.
Il titolo della mostra, un pensiero di Francis Bacon emerso nella terza intervista rilasciata al critico
David Sylvester (e riportato nel volume Interviews with Francis Bacon), esprime il paradigma del fare
pittura, l’esigenza di permeare il rigore dell’osservare con gli sforzi, le sofferenze, le soddisfazioni, i
rifiuti, le decisioni della soggettività per giungere, in modo illogico e inatteso, alla definizione logica
dell’immagine; contemporaneamente il titolo omaggia il pittore al quale Luigi Voltolina ha spesso
guardato per operare un reale processo di liberazione dalle ortodossie della costruzione pittorica e
lasciare emergere invece il dato esistenziale che ciascun lavoro del maestro è in grado di rivelare.