La mostra “Paesaggi d’aria. Luigi Ghirri e Yona Friedman/Jean-Baptiste Decavèle” è il primo atto di un programma di ricerca legato al
Fondo Ghirri, da poco costituito presso la Querini Stampalia per la passione e la
generosità del collezionista Roberto Lombardi.
L’incontro tra il fotografo Luigi Ghirri e il duo Friedman/Decavèle nasce su un terreno
comune a molte ricerche artistiche del secondo dopoguerra: quell’esigenza di
scardinare una percezione strutturata di opere e luoghi attraverso la cornice, la teca,
il piedistallo e l’architettura e sovvertire la distinzione tra l’oggetto e il suo contenitore,
l’edificio e l’ambiente. Al centro del dibattito
il paesaggio italiano, spazio in cui entrambi gli autori costruiscono sguardi, ciascuno a
suo modo, superando quella convenzione turistica che ristagna nell’idea convenzionale
di patrimonio e di museo e che la fotografia come l’architettura possono sovvertire.
Da qui l’idea di accostare gli scatti di Luigi Ghirri con l’aereo, libero museo del
paesaggio, concepito nei vigneti di Livio Felluga dal genio visionario di Friedman /
Decavèle. Il confronto avviene attraverso il documentario realizzato dal fotogiornalista
e documentarista Luigi Vitale, che racconta la motivazione della nascita del “Vigne
Museum” e le fasi della sua costruzione.
Concepito come luogo d’incontro e osservatorio, il “Vigne Museum” interroga il
territorio e il suo paesaggio. Struttura senza pareti, per la sua radicalità, offre spunti di
riflessione sul concetto di museo e sulla sua funzione attuale per l’arte e l’architettura
contemporanea.
Luigi Ghirri, con le sue inquadrature cerca un punto di equilibrio, rinunciando a
espedienti formali per unire esperienza e memoria della visione. Non si tratta solo
di cogliere il luogo, di mostrarne l’aura, ma anche di viverlo, di leggerlo nella luce
del giorno e della notte, di considerarlo un punto di vista per rivolgere lo sguardo al
paesaggio attraverso finestre e portali.
Yona Friedman e Jean-Baptiste Decavèle concepiscono il museo, e in particolar
modo il “Vigne Museum”, come struttura aperta, strumento innestato nel territorio, che
ribalta la sua funzione proiettandola all’esterno. Il museo perde le pareti, diventa un
monumento inconsistente, un traguardo. Insieme al contenitore scompare anche l’operaoggetto:
il museo stesso è una cornice che educa allo sguardo e permette di ritrovare
le “opere” tra i palazzi e le piazze, gli scorci di paesi e campagne, di coglierli nella
pieghe della storia, come fanno le immagini di Luigi Ghirri.
Fondo Ghirri
Nel settembre 2015 Roberto Lombardi, collezionista di arte contemporanea e amico
della Querini Stampalia, affida all’Istituzione veneziana, in comodato d’uso, un nucleo
di opere di Luigi Ghirri.
Il Fondo conta trentuno fotografie, gran parte delle quali appartenenti alla serie
“Il profilo delle nuvole” e datate tra il 1985 e il 1990. Il ciclo è concepito come “libro
d’artista”: un racconto, privo di protagonisti, del paesaggio della Pianura Padana
tra Veneto, Emilia e Lombardia in cui, ripercorrendo i luoghi fotografati, l’autore non
rispetta la dislocazione topografica, ma segue un itinerario tutto calato nella memoria
associativa: malinconia, imprecisione del ricordo, senso di sospensione e d’incanto
sono i sentimenti che animano questo suo viaggio. Ghirri sviluppa il progetto con Gianni
Celati, che accompagna con un testo lo sguardo di narratore dell’amico fotografo.
Il Fondo Luigi Ghirri, digitalizzato e catalogato, sarà conservato tra i materiali rari e di
pregio della Biblioteca e messo a disposizione degli studiosi. Con cadenza periodica
suggerirà una serie di attività di ricerca, di approfondimenti, di accostamenti, di
paralleli e di stimoli tematici a partire dalla straordinaria sensibilità visiva di questo
artista italiano.
Una nuova collana editoriale di quaderni pubblicati grazie alla collaborazione della
Galleria Massimo Minini di Brescia, restituirà di volta in volta le considerazioni che
emergeranno dalle attività dedicate.