La stagione del Teatro a l’Avogaria chiude con un grande classico del Novecento: “Aspettando Godot”, una produzione di Indiana Teatro in collaborazione con Teatro dell’Orso in Peata. La famosa opera di Beckett, caposaldo del teatro dell’assurdo è messa in scena da quattro giovanissimi attori, poco più che ventenni, Marco Mavaracchio, Luca Nezzo, Nicolò Rossi, Alessandro Spadotto guardati da fuori da Piermario Vescovo, con l’assistenza luminosa di Elena Terziario e vestiario e oggetti trovati di Antonella Zaggia.
Al centro della narrazione la condizione di eterna immobilità dell’esistenza vissuta dai personaggi, che attendono una soluzione salvifica e rassicurante che non arriva mai, ma anche senza che compiano alcuno sforzo per raggiungerla. I vagabondi protagonisti dell’opera sono diventati l’emblema della condizione dell’uomo contemporaneo, sempre in continua attesa, con una azione che si traduce di fatto in immobilità, vaganti verso la fine, corpuscoli in un cosmo ostile fin dalla nascita. Godot è la metafora di un Dio svogliato e disinteressato agli accadimenti umani che boicotta sogni e speranze. Vista con tragicomica delicatezza, l’attesa di Beckett è l’assurdità della vita imprigionata nelle proprie aspettative e sospesa in un eterno presente.