Festival Antichità, Mitologia e Romanticismo

Dai colonnati classici del petit Trianon alle architetture della Madeleine e del Palais Garnier, il Romanticismo è totalmente permeato di antico. In musica un filo conduttore porta, senza soluzione di continuità, dalle tragédies lyriques di Gluck ai peplum di Fauré o Saint-Saëns composti agli inizi del Novecento per l’arena di Béziers e di Orange.

Da Olympie di Spontini a Les Troyens di Berlioz, dal più raccolto Astyanax di Kreutzer a Herculanum di David o Bérénice di Magnard, la musica francese attinge a tutte le fonti di un’Antichità che fa confliggere mitologia e leggenda storica. Nel preannunciare gli affreschi cinematografici del Novecento, questo gusto per il monumentale riserva nondimeno un posto privilegiato all’espressione individuale: alle vaste scene collettive si contrappongono l’atmosfera sognante e il lamento solitario. Quando in pittura si moltiplicano le raffigurazioni di rovine vegetali, l’idea di un’Umanità inane e risibile rimette in discussione finanche le credenze religiose.

Solo l’eroe – sovrumano – può aspirare a trascendere questa implacabile fatalità. Se le avanguardie hanno sprezzantemente rifiutato le tradizioni estetiche nelle quali l’Antichità troneggia tra gli irrinunciabili argomenti d’ispirazione, una modernità più temperata ha invece visto in questo prisma deformante un originale mezzo di sperimentazione sonora, come attestano il Menuet antique di Ravel o le Épigraphes antiques di Debussy.

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