Venezia?! Per piacere; siamo all'alba del terzo millennio e ancora ci venite a parlare di Venezia? Sì, perché no? Ma forse quando 'voi' parlate di Venezia avete in mente palazzi sull'acqua illuminati dalla luna. 'Noi' invece stiamo pensando alla città più artificiale che sia mai esistita al mondo - più di Las Vegas, più di Shangai dalle mille torri. La città senza fondamento; o meglio, la città che costruisce da sé il proprio fondamento. Una dimensione di senso (prevalentemente verticale) che cresce in un vuoto (o lacuna) dominato dall'orizzontalità. Un passato che pesa, eppure leggero come i saltelli di Arlecchino. E poi anche i palazzi sull'acqua, illuminati dalla luna; perché no? Venezia infatti è un luogo comune; anzi, il più comune di tutti, il più assolutamente 'globale'. Venezia, oggi più che mai metafora planetaria (certo più della Los Angeles di Blade runner); e oggi più che mai necessaria seppure inutile - anzi necessaria proprio perché inutile. Sulle infinite Venezie, soggettive e oniriche, arcaiche e postmoderne, belle e un po' kitsch, interverranno fotografi (Crisigiovanni, Stefanutti) e filosofi (Zanin), musicisti (Floreani), scrittori (Ervas, Ferrucci, Scarpa) e videoartisti (Indelicato, Zaggia), critici d'arte (Pistellato) e ballerini (Abufaye).

Giuseppe Indelicato