Inaugura il 17 aprile la personale dell’artista argentino Jorge González Perrin.
In mostra disegni, inchiostri e dipinti. Come analogia della stessa materia, con le sue perdite e le sue cristallizzazioni, l’opera che ci offre Jorge González Perrin si presenta inizialmente come l’esigenza di un’immersione profonda nel primo caos, quel magma che gli antenàti non distinguevano dal cosmo e dal quale ogni forma è possibile, tutti gli spazi e tutti i tempi perdono la misura e nel quale ogni singolo limite, frontiera o margine vengono sottomessi al movimento, all’annullamento ed al fallimento. Ma questo è solo l’inizio, perché evitando deliberatamente i modi ufficiali dei ricorsi artistici e dell’eccesso, l’artista va a coinvolgere anche l’osservatore in un compito più umile: circoscrivere, segnalare e trattenersi un momento fra le pieghe, i reflussi e le sedimentazioni di questa materia per “vedere” la sostanza volatile dell’immagine. Quindi, non è l’ordine ciò che Perrin oppone al caos, ma una poetica e un’etica: quella degli sguardi attenti a questa liquefazione implacabile delle figure e dei miti umani, a questo divenire che fa di noi la nostra condizione storica e mortale, ma che è anche un’esaltazione dei piccoli istanti dell’abbraccio e della felicità.