Tikkùn, ossia ˝Restaurazione˝. È questo il titolo che il bergamasco Giovanni Bonaldi ha scelto per la sua duplice esposizione veneziana, nelle due sedi di Scalamata Gallery e Françoise Calcagno Art Studio. Tikkùn, secondo la tradizione cabbalistica che fa capo ad Isaac Luria, è la fase in cui all'essere umano spetta di ricostituire il mondo, che si è frantumato e disperso dopo la Shevirah ha-kelim, la cosiddetta ˝rottura dei vasi˝: una catastrofe, avvenuta per disarmonia tra gli elementi - in particolar modo il maschile ed il femminile - che fa espandere in modo caotico la luce e l'energia della Creazione. In questa crisi, si generano potenze demoniache, nelle scintille più dure e più nere precipitate in basso, e mescolate ai cocci, o ˝gusci˝ dei vasi spezzati: in ebraico, Kelippòt. Nulla resta simile a prima, tutto è da qualche altra parte: è l'esilio di Dio, della sua unità.