di Mariangela Gualtieri.
“Se l’oratore prende la parola, il poeta viene parlato da essa, suscitando in questo modo la particolare emozione di un ascolto vicino alla rivelazione. Qui la parola pare attingere alla sua sorgente primaria, e ricaricarsi di efficacia. Si canta il mondo, la semplice e straordinaria bellezza della natura, del cielo, coi suoi bastioni di nuvole, e della terra, fino appunto al silenzio dei fiori, o a quello degli animali. È un canto d’amore e di pena: stiamo andando troppo lontano da ciò che ci tiene in vita”.