Curiosità, entusiasmo, passione, sentimento, fantasia, intuito e insieme anche scrupolosità, dinamismo, laboriosità, efficienza, premura, precisione, non basterebbe un vocabolario intero di qualità per descrivere la complessa personalità di Mario De Biasi, il maestro della fotografia italiana che dopo una vita da fotoreporter con la macchina fotografica a tracolla e la valigia pronta per partire in ogni momento per le più svariate destinazioni nel mondo, ancora oggi non riesce a passare una giornata intera senza la sua macchina fotografica. De Biasi è un fotografo eclettico, sempre eccellente in ogni genere di fotografia: dal reportage sociale e di guerra, alla fotografia di viaggio, documentaristica, passando per il ritratto e la natura, arrivando alla fotografia astratta. Chi lo conosce ed ha lavorato con lui racconta che De Biasi durante gli anni ad Epoca veniva quasi affettuosamente preso in giro proprio per la sua instancabile passione e curiosità: in viaggio si soffermava a fotografare ogni particolare e rimaneva sempre indietro rispetto al gruppo. In ogni occasione di lavoro durante le pause, si ritagliava sempre momenti creativi e di ricerca personale. Oggi i suoi viaggi non sono più in giro per il mondo, ma nei labirinti della memoria e della fantasia, dove con pezzi di carta, plastica e materiali da riciclo De Biasi crea splendide composizioni astratte in cui il colore diventa protagonista, come a ricreare le migliaia di immagini, sensazioni e déjà-vu raccolti nella sua lunga carriera.
Questa mostra analizza l'intero percorso professionale di De Biasi, dai primi anni, fino ai suoi più recenti lavori portando in luce un aspetto della sua produzione fotografica meno noto al grande pubblico, la sua tendenza a realizzare immagini astratte. De Biasi è uno dei grandi maestri della generazione del neorealismo; è entrato a far parte della storia della fotografia come il primo fotografo assunto a contratto da una rivista in Italia. La sua collaborazione di oltre trent'anni con il settimanale Epoca ha indissolubilmente legato il suo nome alle vicende del periodico. Accanto ad una fotografia di cronaca, descrittiva, intesa come documento e testimonianza del reale, De Biasi affronta anche un tipo di fotografia che considera prevalentemente il momento plastico - formale e l'aspetto compositivo dell'immagine, un percorso che si sviluppa parallelamente alla sua attività fotogiornalistica e si manifesta già a partire dalle sue prime esperienze, fino ad arrivare alle più recenti sperimentazioni.
Si è scelto di seguire un percorso espositivo cronologico, cominciando dagli esordi della sua carriera: dal successo dei primi concorsi, alla collaborazione con Epoca, che lo ha reso famoso in tutto il mondo, partendo dagli scatti della fase neorealista e lo storico servizio realizzato a Budapest durante la rivoluzione del 1956. I vari reportage in giro per il mondo sono stati suddivisi per area geografica: dalla Russia, all'India, fino al Giappone, passando per l'Africa e il Medio Oriente, con uno sguardo alle grandi metropoli come Londra e New York per arrivare poi ad una sezione specifica dedicata esclusivamente ai ritratti ed infine prendendo in esame le sue sperimentazioni.