Espongono:
Andrea Avezzù, Enrico ”Gigi” Bacci, Antonio Baldi, Pier Giorgio Bonassin, Lorenzo Bullo, Paola Casanova, Carlo Chiapponi, Benito Dalla Giustina, Davide Gasparetti, Gianfranco Giantin, Matteo Miotto, Aldo Navoni, Federica Palmarin, Stefano Pandiani, Alessandro Rizzardini, Aurelio Rizzo, David Salvadori, Giorgio Semenzato, Massimo Stefanutti, Fabrizio Uliana, Michele Vianello, Giovanni Vio, Emilio Zangiacomi Pompanin.
La Gondola si cimenta nell’annuale mostra sociale con uno dei temi meno frequentati nell’ormai lunga storia del nostro sodalizio: il corpo umano.
Storicamente parlando, si può affermare che due siano stati i temi preponderanti su cui si sono esercitati l’occhio e l’obiettivo dei soci: Venezia e il reportage. Di Venezia, com’è noto, la Gondola contribuì a rinnovare l’immagine sostituendo all’ormai stereotipata visione monumentale i tratti più reconditi e umili della città minore; nel contempo, la freschezza poetica del reportage dei vari Roiter, Berengo, Bruno, Del Pero, Giacobbi connotò la visione “lirico/realista” che trovò ampio consenso anche in Europa. Ma il corpo umano, sia per ragioni sociali e storiche che per obiettive difficoltà tecniche, è stato raramente preso in considerazione. Tuttavia, la fotografia è anche un preciso registro dei tempi; in una società contemporanea che fa dell’apparire una delle ragioni stesse dei suoi comportamenti, il corpo umano ha assunto una funzione fondamentale. Profondamente allentatosi il senso della morale comune, un tempo condizionata da riferimenti religiosi e talvolta da inveterate consuetudini familiari, il corpo, specie quello femminile, è oggi riconosciuto quale primario strumento di comunicazione, specie nei suoi aspetti erotici e seduttivi. Se ne fa largo uso nella pubblicità, specie nel medium televisivo dove letteralmente imperversa, ma anche in tutte quelle forme visivamente invadenti come la gigantesca cartellonistica di cui Venezia è un esempio assai discusso. Ma gli aspetti della ricerca sul corpo investono anche altri campi che si manifestano talvolta in forme mediate non meno suggestive: l’indagine psicologica sugli atteggiamenti, la spettacolarità del gesto atletico, i trapianti, le protesi estetiche ormai di uso comune, il culto della bellezza, ecc. Ci sono poi i malintesi sensi di “liberazione” del corpo, che si traducono spesso in esibizioni di volgarità e cattivo gusto. Di tutto questo i fotografi della Gondola si sono impegnati a dare conto; un compito indubbiamente non facile anche perché non è loro intenzione parlare “ex cathedra”, ruolo che non spetta loro. Si spera, come sempre, che le fotografi e si facciano valere per la loro qualità estetica e stimolino una riflessione che vada oltre la sostanza del tema e, più profondamente, impegnino chi guarda a considerare nel suo insieme il divenire di questa società in cui apparire è troppo spesso sinonimo di esistere.