Nato nel 1837, allievo dotato, Théodore Dubois compie brillanti studi al Conservatorio di Parigi ottenendo numerosi riconoscimenti, in particolare per il pianoforte e la composizione, tra cui un premier grand prix de Rome nel 1861. Tornato in Francia, Dubois segue senza indugi il naturale corso di un'ascesa paziente e regolare. Docente di armonia al Conservatorio fi n dal 1871, diventa dopo dieci anni docente di composizione e quindi direttore dal 1896 fino alla pensione nel 1905. In parallelo a queste attività, svolge varie funzioni musicali al servizio della Chiesa, in particolare all'organo della Madeleine (1877-1896). Onorato dagli ambienti uffi ciali, membro dell’Institut de France nel 1894, Dubois si trova a patire, dopo la morte, di questa sua posizione privilegiata. Tuttavia, pur mantenendosi fedele ai propri ideali di chiarezza e di rispetto della tradizione, egli è sensibile ai progressi del suo tempo. D’ispirazione eclettica, la sua opera ampia e variegata abbraccia tutti generi, rifacendosi tanto a Franck e a Schumann, quanto a Brahms e a Saint-Saëns. Dubois “l’impopolare” – guardato con disprezzo come l’autore di un ostico Traité d’harmonie – simboleggia l’ambiente uffi ciale di una Francia “fi n de siècle” sul quale aleggia l’ombra inquietante di un “accademismo” artistico pesantemente denigrato. Tuttavia, nel momento in cui il distacco storico sembra placare le ansie di modernità, rifi utare l’indifferenza offrendo una seconda occasione alla musica di quel periodo e di quell’ambiente significa svelare con stupore un’arte dal fascino inebriante. Nel solco di Dubois saranno convocati i suoi celebri contemporanei (oggi illustri… sconosciuti) che di nome fanno Gouvy, De La Tombelle, Paladilhe, Chaminade, Bordes, Duvernoy, Pfeiffer etc. Tutti – probabilmente – hanno pazientemente pagato il proprio tributo al purgatorio della posterità. E del resto è lo stesso Dubois a concludere nelle ultime pagine del suo diario intimo: “Forse mi sbaglio; eppure ho come la certezza che se in futuro, dopo di me, [le mie opere] cadranno sotto gli occhi di musicisti e di critici non prevenuti, ci sarà un cambiamento a mio favore! Io non sarò più qui a rallegrarmene, ma non importa, è bello pensarlo! […] Dovranno pur trovare tra tutto quello che lascio qualcosa di abbastanza buono da rendermi un po’ di giustizia!” (18 dicembre 1922).
L’ora è giunta, Monsieur Dubois…