Sembra che all’indomani della riunificazione nazionale, il patriota Massimo D’Azeglio abbia esclamato: Ora che abbiamo fatto l’Italia, bisogna fare gli italiani. Forse fu per questo che la neonata Italia mostrò subito interesse per la letteratura infantile. Ogni vera grande nazione sa che le basi della propria identità e del proprio futuro risiedono nell’istruzione e nell’educazione. Eppure è amaro constatare come da alcuni decenni la nostra scuola venga sottoposta alle più incredibili vessazioni e sperimentazioni, mentre, nel 150° anniversario dell’Unità d’Italia, assistiamo impassibili (chi basito, chi compiaciuto) alla demolizione di quello spirito nazionale a cui il patetico libro Cuore aveva cercato di contribuire con quei protagonisti che hanno commosso ed educato generazioni di italiani. Certo oggi il libro Cuore può far ridere. Ed infatti questo spettacolo vorrebbe far divertire alle spalle del buon Garrone e del cattivo Fanti, dell’eterea Maestrina con la penna rossa e della tisica vecchia maestra, del privilegiato Derossi, dello sfigatissimo muratorino e di tutti i piccoli eroi degli edificanti racconti patriottici: una sorta di kantoriana classe morta resuscitata dal sorriso smaliziato della modernità.