'L'avaro' (titolo originario) è una commedia in cinque atti in prosa, rivisitata dal regista Giuseppe Patroni Griffi. E' ispirata all''Aulularia' di Plautus. Molière ne riprende alcune delle scene più famose e i tratti principali del carattere dell'avaro protagonista. In Harpagon l'avarizia ha soffocato ogni altro sentimento, i figli Clé ante e Elise lo odiano. Harpagon vuole sposare la bella e povera Marianne, che è amata da Clé ante, e vuole maritare Elise al vecchio Anselme che l'accetta senza dote. A questo punto, il valletto di Clé ante, La Flê che, ruba a Harpagon la cassetta con il denaro e la consegna a Clé ante che vuole usarla per avere in cambio Marianne. Harpagon accusa del furto Valère, suo intendente, che pensa che la collera del padrone derivi dalla scoperta dei suoi segreti amori con Elise. L'arrivo di Anselme, che riconosce in Marianne e in Valère i figli creduti morti in un naufragio, scioglie l'intrigo. Gli innamorati si sposano e Harpagon ritrova il suo denaro.
In questa commedia Molière riesce magistralmente a ridicolizzare all’estremo l’avarizia e la totale mancanza di sentimenti del vecchio Arpagone rendendole, soprattutto nelle scene in cui sono poste a confronto con gli impeti giovanili del figlio Cleante, drammaticamente amare.