A Venezia d’inverno, nel 1999, sul vaporetto s’incontrano
una ragazza e un ragazzo. Si parlano, si conoscono, si frequentano un po’, diventano amici. Soltanto dopo dieci anni e viaggi, incidenti, assenze, studi universitari tra Venezia e Mosca, capiranno che è amore il sentimento che
li unisce: affetto, complicità, bisogno e ironia reciproci, familiarità e analogia di intenti, pensiero costante, amicizia. L’idea è bella. Il film, opera di esordio d’un ex allievo della pubblica Scuola di Cinema di Roma, è ricco di delicatezza lirica e insieme di naturalezza, sensibile,
profondo, recitato dalla coppia protagonista con
una levità rara e senza la minima sfumatura di banalità o volgarità. La scelta di città suggestive come Venezia d’inverno e Mosca sotto la neve, la cura della realizzazione, l’attenta composizione del gruppo produttore, sembrano testimoniare l’amore dell’autore per il film in sé e non (capita a troppi) come eventuale veicolo di “soldi & successo”. È uno dei debutti più interessanti e riusciti.
In concorso alla 66a Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, nella sezione Controcampo
italiano (2009); David di Donatello e Nastro d’Argento a Valerio Mieli come miglior regista esordiente (2010).