L’Italia contemporanea vive drammaticamente i profondi cambiamenti imposti da un rapido e consistente flusso
immigratorio. Questi cambiamenti appaiono più pronunciati nelle aree in cui, fino a un recente passato, l’immagine e la memoria erano legate all’emigrante con la valigia di cartone in partenza per le Americhe.
Tuttavia, nessuna immagine viene sostituita in modo indolore e automatico; nessun cambio di prospettiva lascia
la società indifferente; nessun processo è accettato passivamente dalle istituzioni e dagli attori in esso coinvolti. La tesi sviluppata in questo saggio è che l’irruzione dei migranti sulla scena pubblica locale e nell’agenda politica nazionale provoca non solo un turbamento nella vita quotidiana, ma anche la necessità di una ridefinizione del Sé, in questo caso costituito dai rappresentanti della maggioranza e della minoranza, ossia dai locali e dai migranti, entrambi tesi nello sforzo di un collettivo, lento e faticoso processo di immaginazione di un
modello di convivenza. Il nostro studio ha preso avvio a Padova- città del Nord Est dove si sono sperimentate
nuove pratiche di cittadinanza e dove, simultaneamente, si è vissuto il problema del ghetto di via Anelli- per poi
allargarsi ai contesti più ampi della Provincia e della Regione. Gli eventi, che abbiamo osservato, registrato e
analizzato attraverso una prospettiva diacronica, sono stati considerati come spazi di riflessività pubblica che si
sono aperti in una città investita dalla crisi del cambiamento. È stato proprio in questi spazi che gli attori, - i residenti di più antica data e i nuovi venuti -per mezzo della narrazione e di performance di tipo politico, hanno presentato se stessi e hanno messo in scena le loro reciproche rappresentazioni.
Relatrice: Donatella Schmidt.