Dopo la rottura con un amante intellettuale, una giovane donna conosce un agente di Borsa, ma è un breve incontro che presto si logora.
È facoltà peculiare dello stile di Antonioni quella
di legare degli stati d’animo senza dimensioni alle dimensioni reali, facoltà che mi pare arrivi qui alla sua compiutezza espressiva. Magistrale, da questo punto di vista, il grandioso e, nella sua epilettica e grottesca drammaticità, potente episodio della burrasca collettiva in Borsa, e il modo come vi isola la figura di Vittoria,
la sua impossibilità di capirla e di parteciparvi, con quella deliziosa, sardonica boutade finale: il disegnino idilliaco del giocatore sfortunato e picchiatello. Così, il terzetto notturno delle tre amiche coinquiline che si riuniscono per passare il tempo, e il piccolo estroso intermezzo esotico, e la corsa fuori nei viali deserti a cercare i cani, e all’ultimo, il silenzio rotto da quella musicale, arcana vibrazione delle aste metalliche nel vento.
Monica Vitti ha retto la difficilissima prova di portare il personaggio di Vittoria. Difficilissimo perché si trattava di restare ininterrottamente, si può dire da principio alla fine, sotto l’occhio dell’obiettivo, rifiutandosi ostinatamente al suo interrogativo, e al tempo stesso concedendosi, esprimendo senza esprimere, deludendo senza
deludere, in una dosatura di apparente insensibilità
e di inconscia disperazione.
PROIEZIONI: 17.30 / 20.30