Quattro storie d’amore, o di disamore, legate dalla figura di un regista che visita i luoghi dell’azione (Ferrara e Comacchio, Portofino, Parigi, Aix-en-Provence). Per Antonioni i film non fatti sono sempre stati molti di più di quelli realizzati: la caratteristica di quella meravigliosa generazione di cinema fu l’insaziabilità. A giudicare dal suo compendio narrativo, il regista
sembra soprattutto interessato ai casi della vita.
Incentrati sul rapporto uomo-donna, ai cento frammenti di un discorso amoroso che estrae dall’osservazione del quotidiano: tranne che arrivando sullo schermo, queste trame si sublimano in paesaggi con figure, intesi proprio nel senso della pittura. Affidate le imbastiture fra i
racconti al generoso intervento di Wenders, l’autore
ci introduce nel vivo del metodo Antonioni, confermandosi fotografo supremo e accorto letterato.
Per bocca di Malkovich, l’autore confessa l’ansia del cineasta «sempre alla ricerca dell’immagine più vera senza mai poter raggiungere quella definitiva». Questa poetica, che condanna l’uomo di cinema a scoprire all’infinito «una
immagine sotto l’altra», riassume insieme il senso dell’intera esistenza e la lezione incomparabile di Antonioni.
PROIEZIONI: 17.30 / 20.30