Un antiquario in piena ascesa socio-economica viene accusato dell’omicidio della sua ex amante con prove apparentemente schiaccianti. Il commissario, che investiga sul suo caso sin dall’inizio, non ha alcun dubbio: l’uomo è colpevole e può essere sottoposto a qualsiasi trattamento purché confessi. Il risultato sarà un forzato esame di coscienza che renderà palese all’antiquario quanto
siano squallidi la sua vita e il suo ambiente.
Petri pone l’accento prima sull’angoscia, poi sullo
scoramento dell’indiziato, cui non viene concesso
mai il “beneficio del dubbio”; ogni espediente, ogni tipo di pressione psicologica è consentita e alla fine anche lo spettatore è costretto a dubitare circa l’innocenza dell’uomo la cui vita viene impietosamente svelata minuto dopo minuto, attraverso incalzanti e significativi flashback.