Il film più personale ed intimista di Petri è costruito
tutto attorno alla figura dello stagnino Cesare, lo splendido Salvo Randone, che entra in crisi dopo aver assistito in autobus alla morte di un passeggero per infarto. Il protagonista viene seguito per tutto il film in modo quasi neorealista (i rimandi allo zavattiniano Umberto D. sono espliciti) ma, l’apporto alla sceneggiatura
di Tonino Guerra, che si ispira allo stile sperimentale
di Jean-Luc Godard, dà un’impronta moderna all’opera.