Tina Modotti è stata a lungo considerata una figura scomoda nella storia della fotografia.
Il mito che da sempre la circonda dipingendola di volta in volta come puttana, rivoluzionaria o spia comunista, ha impedito per molti decenni di mostrare le sue più profonde qualità artistiche e umane.
Pur lontana dal femminismo demagogico e petulante, Tina è al fondo del pensiero in rivolta della donna di ogni tempo e di ogni luogo. La sua vita, più simile a un romanzo d'avventura e finzione letteraria che alla mondana e ordinaria quotidianità di un' artista, è impossibile da raccontare o riassumere in poco tempo; ma contiene un' incredibile forza creativa e libertaria nonché la dignità di un'esistenza condivisa con gli oppressi e i dimenticati, perciò merita di essere raccontata, anche solo in parte, con la speranza che le sue immagini e le sue parole suscitino il desiderio e la curiosità di accostarsi alla
sua storia e alla sua indimenticabile creazione fotografica.
Questo monologo la svela in una dimensione quasi indefinita, astratta, in un'idea di camera oscura dove si sviluppano sogni, paure, fantasie e riflessioni di una donna profonda, vibrante e intensamente viva “Sento che il mio problema della vita ostacola il mio problema dell'arte […] ci dev'essere un giusto equilibrio tra i due elementi, mentre nel mio caso la vita lotta costantemente per predominare e l'arte naturalmente ne soffre […] lo sforzo che faccio per dominare la vita è energia
sprecata che potrei utilizzare molto meglio se solo la dedicassi all'arte. Per questo dico che sono negativa per quanto riguarda la creazione” - Tina Modotti.
Un ringraziamento speciale va a Pino Bertelli e alla straordinaria forza del suo libro Tina Modotti – Sulla fotografia sovversiva. Dalla poetica della rivolta all'etica dell'utopia, pagine di straordinaria intelligenza e intensità. Tina Modotti nasce a Udine il 16 agosto 1896 da famiglia povera e costretta a spostarsi da un paese all'altro in cerca di lavoro. Nel 1913, dopo pochi anni dalla partenza del padre per l'America, Tina lo raggiunge a San Francisco lavorando prima come operaia e in seguito come
attrice in piccole compagnie teatrali e poi a Hollywood. In California inizia la sua storia col pittore e poeta Roubaix de L'Abrie Richey. Nel 1923 si trasferisce in Messico in qualità di assistente e compagna del fotografo Edward Weston, che l'avvicina all'arte della fotografia. In
Messico frequenta alcune tra le personalità artistiche e letterarie più importanti e influenti dell'epoca e proprio in questo stesso periodo dà vita alla sua più alta creazione fotografica e si avvicina al movimento rivoluzionario proletario che la porta a conoscere Julio Antonio Mel la, a cui si lega sentimentalmente fino all'omicidio di lui avvenuto a Città del Messico nel 1929. Espulsa dal paese nel 1930, in quanto ritenuta una
donna pericolosa e sovversiva poiché iscritta al Partito Comunista e attiva tra le fila del movimento rivoluzionario messicano, torna in Europa, dove opera in seno al partito spostandosi da un paese all'altro e trovandosi in Spagna al seguito del Soccorso Rosso Internazionale
durante la guerra civile. Fa ritorno in Messico nel 1939 e lì muore, il 6 gennaio del 1942 a bordo di un taxi, forse di attacco cardiaco o forse assassinata dallo stesso Partito Comunista al quale aveva scelto di non aderire più.