Anton Pavlovic Cechov nasce a Taganrog, porto del Mar d'Azov, il 29 gennaio 1860, da una famiglia di umili origini. Diciannovenne, si iscrive agli studi universitari di medicina: studia fino al 1884, anno in cui consegue la laurea e inizia ad esercitare la professione di medico.
Negli anni dell'università inizia a scrivere novelle e reportage, che pubblica con diversi pseudonimi in riviste umoristiche. Osservatore freddo e razionale Cechov avrà modo di dichiarare: «La madre di tutti i mali russi è l'ignoranza, che sussiste in egual misura in tutti i partiti, in tutte le tendenze».
Conduce una sorta di doppia vita: scrive ed esercita la professione di medico. Scriverà: «La medicina è la mia moglie legittima, la letteratura è la mia amante».
Il primo libro è una raccolta di novelle, 'Le fiabe di Melpomene' (1884), a cui segue una raccolta di brevi e scherzosi 'Racconti variopinti' (1886), vivaci ritratti umoristici della vita di funzionari statali e di piccoli borghesi. Appariranno poi 'La steppa' nel 1888, e nel 1890 la sua sesta raccolta di novelle. Gli scherzi comici sono di questi anni.
Tra la fine degli anni '80 e per tutti gli anni '90 Cechov si impegna in una più intensa attività di scrittura, in cui il pessimismo della triste monotonia della vita, in precedenza nascosto tra le pieghe dell'umorismo, diviene il carattere dominante, tuttavia attenuato a tratti da una voce di speranza e di fede.
I suoi racconti sono ammirevoli per la semplicità e la chiarezza, straordinari per l'arguzia e il senso d'umorismo. Cechov sa esprimere il suo profondo rispetto per la gente umile e riesce a rendere visibile il dolore e l'inquietudine presenti nella decadente società del tempo.
Dopo avere assistito al trionfo della sua ultima commedia, 'Il giardino dei ciliegi', Cechov muore il 2 luglio 1904, all'età di quarantaquattro anni.