theatre
1981 All'inizio dell'era del godimento

Lo spettacolo è ambientato nel “possibile” studio di una televisione commerciale anni ‘80 e organizzato come una sorta di talk-show. Immagini rapide su un video e sulla scena, una sull’altra: Alfredino, Licio Gelli, Reagan e poi Pertini e Spadolini, articoli sulla P2, sulle Brigate Rosse, il Piano di Rinascita Democratica; ma anche il matrimonio di Carlo e Diana; Heather Parisi e le ballerine di Fantastico; e Franco Cerri, l’uomo in ammollo; il fumo bianco che riempie il cielo dove vola lo Shuttle… E il racconto diventa zapping, fatto di repentini cambi di argomento e tono, tra stralci di comicità e vita vissuta, satira grottesca e dramma. Fino al 10 Giugno 1981.

Quel giorno “dentro” alla televisione c’era un sacco di gente, troppa. Si agitavano, intorno a un buco per terra; un pozzo. Ci era caduto dentro un bambino, Alfredino. Era Vermicino. Ecco: forse noi siamo diventati grandi a dodici anni quando Alfredino smise di respirare laggiù in fondo a un pozzo, davanti a tutti. E la televisione non si spense mai. Fu il primo, terrificante, reality show, e con quel bambino precipitarono in un pozzo 30 milioni di spettatori italiani. Alla pagina “Radio e Televisione” di La Repubblica del 17 Giugno 1981 si legge: “…un indice d’ascolto record, che ha toccato i trenta milioni di spettatori intorno alla mezzanotte di venerdì… una diretta storica, almeno dal punto di vista del Servizio Opinioni dell’azienda”. A pagina 3 dello stesso quotidiano Domenica 14 Giugno Paolo Guzzanti scriveva: “…è stato il festival della proiezione, tutti eravamo tutti: tutti eravamo Alfredo nel pozzo, tutti eravamo la madre, tutti eravamo Pertini cha abbandona la crisi di governo, tutti eravamo i vigili del fuoco…”, mentre sul Corriere della Sera, in prima pagina, Carlo Bo si domandava: “…di quella emozione registrata alla televisione che cosa resta, che cosa leggiamo nel cuore comune del paese?”.

La Televisione scopriva in quei giorni il proprio enorme potere: poteva trasformare la realtà in spettacolo. E noi ci trasformammo da popolo in pubblico. Attraverso il racconto di alcune vicende di quell’anno straordinario che fu il 1981, cruciale per la storia del paese, si apre una riflessione amara e ironica sulla società contemporanea e sul ruolo avuto dalla televisione nella costruzione di un mondo finto, fatto di telepromozioni e spot, che si sarebbe lentamente sostituito alla realtà, addormentando una generazione, quella dei quarantenni di oggi, troppo spesso spaesati e incapaci di grandi idee e movimenti.

La Compagnia

Armamaxa è parola di origine greca che vuol dire carro, carretto. L’associazione “trasporta” i diversi progetti teatrali dei suoi componenti che si riconoscono in un teatro necessario e umano fatto di passione, tempo e ricerca. Dal 1998 Armamaxa ha prevalentemente fondato la propria poetica sulla ricerca del legame tra oralità, movimento, teatro e ricerca sociologica, costruendo un percorso culturale e artistico fortemente legato al presente. Gli spettacoli di Armamaxa sono stati rappresentati in tutta Italia e in occasione dei più importanti festival teatrali nazionali. Gallery

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Piazza Papa Giovanni Paolo II n.1, 30013 Ca' Savio (VE)
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