Malabrenta racconta la storia della più potente organizzazione criminale del Nord Italia dal dopoguerra, “la mala del Brenta”.
Siamo nella periferia veneta degli anni 80’, durante il contraddittorio miracolo del nord-est dei capannoni come funghi. Felice Maniero raduna attorno a sé una banda di delinquenti pronti a tutto pur di fare soldi facili, una vera e propria azienda del crimine: il gruppo mette a segno alcuni tra i colpi più incredibili della storia del crimine italiano, ma soprattutto incontra l’ammirazione della gente, si radica nel territorio, nelle istituzioni, nelle forze di polizia; sul modello della mafia e della camorra dà origine a un mito tra la timida gente della campagna che stenta ad identificarsi con lo Stato. A parte la mente, lo stravagante Felice, i protagonisti sono giovani semplici, sfuggiti a un destino in fabbrica, abituati al “tasi sempre”, e semplice è anche il protagonista di Malabrenta, tanto da non avere neanche un nome, un gregario, uno di cui non si ricorderà nessuno. Il suo racconto ripercorre l’intero percorso dell’organizzazione dagli occhi di chi ha segato sbarre, di chi ha sparato in testa, di chi ha maneggiato lingotti d’oro, di chi è finito in carcere, di chi, a differenza di Felice, ora libero con la legge sui pentiti, ha pagato e sta pagando per le sue colpe.
Malabrenta, sia chiaro, è solo un’ipotesi, una storia inventata, ma inventata a metà: tutti i riferimenti a cose e persone non son affatto casuali.
Malabrenta è un tentativo di dare pensieri e corpo ad una vicenda non del tutto chiara che racconta la deriva morale di una regione distante dai riflettori.
In scena non c’è Maniero, ma l’amico d’infanzia, le sue parole vomitate dalla galera dove consuma la sua vita. I pochi oggetti della cella sono più che sufficienti ad evocare i luoghi, le imprese, l’onnipotenza che viene dal vuoto.
Malabrenta è una leggenda recente, e come tutte le leggende ha un fondo di verità impalpabile, nella sua semplicità dice quello che non si può dire, quello che, forse, può servire a evitare che si ripeta.