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Presentazione del settimo numero dei “Quaderni della Procuratoria”

Il settimo «Quaderno», uscito alla fine del 2012, affronta un tema delicato e difficile, qual è l’angolo sud-ovest della basilica, là dove si trova la cappella Zen, poco nota al largo pubblico e considerata dagli studiosi un vero rompicapo. Come nei precedenti «Quaderni», in questo caso l’occasione di una nuova “storia” si è presentata grazie ai recenti restauri di alcune delle parti più antiche della cappella e degli spettacolari bronzi cinquecenteschi del cardinale Zen. Tutto è complicato in questo luogo e non vogliamo certo qui avere l'ardire di risolvere i nodi dei tanti problemi, ma solo di proporli, per lasciare soprattutto lo spazio all'ammirazione per la bellezza delle opere d'arte, per la loro carica di spiritualità e ancora una volta per i tanti misteri, le tante vicende che la nostra basilica ha in serbo per noi che l’amiamo. La struttura architettonica di questo lato è antica quasi quanto la basilica stessa, risale forse, in base ai ritrovamenti di sostruzioni, come racconta Ettore Vio, al secolo XI, quando ancora, così si pensa da parte di alcuni, la facciata sud era lambita da un canale che giungeva direttamente dal bacino. Vi era allora una porta, racconta Lina Urban spulciando le fonti, attraverso la quale si accedeva all'atrio della chiesa, passando accanto ad un delicato rilievo bizantino della Madonna con il Bambino, dal quale questo andito-cappella aveva preso il nome di cappella della Madonna, in tempi a noi vicini chiamata con il suggestivo nome di “Porta da Mar”. Il rilievo c’è ancora, in tutta la sua ricca spiritualità e la sua raffinata bellezza, ce ne parla Ennio Concina, così come vi è ancora l'arco esterno del portale decorato da figure scolpite, qui esaminate e descritte da Guido Tigler, ma l’ambiente si presenta totalmente diverso da allora, per quella sovrapposizione di storia, arte, vicende di stato e di fede, tipica della nostra basilica, ma che qui più che altrove s'incontra. Il catino sopra la porta reca in parte la sua decorazione originale del XIII secolo; nonostante i restauri e alcuni rifacimenti, possiamo cogliere la bellezza del mosaico della Madonna affiancata dagli angeli, e della serie così ardita e inusuale dei profeti che si alternano in sculture a tutto tondo in marmo dipinto e in figure in mosaico. L’insieme è estremamente suggestivo come sottolinea Francesca Flores d'Arcais. Altrettanto emozionante è la volta con il Cristo e le storie di san Marco, forse i mosaici più conosciuti dell’intero ambiente, per il loro rapporto con le vicende del santo presenti sulla facciata della basilica, in una ideale continuità narrativa, e anche per le vicende di distacchi e di ricollocamenti in cui i mosaici incorsero nell’Ottocento e le cui vicissitudini vengono narrate da Maria Da Villa Urbani. Un salto di almeno tre secoli ci porta alla seconda fase che vide la trasformazione definitiva in cappella, con la chiusura del portale a sud e con la sistemazione del sarcofago monumentale in bronzo del cardinale Zen e dell’altare con le sue grandi figure pure in bronzo, studiate da Victoria Avery. Il protagonista di questa operazione, Giovanni Battista Zen, morto nel 1501, fu un personaggio di straordinario interesse, come ho cercato di approfondire, dalla vita spesso condizionata dai grandi di allora, papi, dogi, uomini di chiesa e uomini politici, coinvolto in intrighi di corte, dotato di enormi ricchezze: un uomo che visse intensamente quegli anni difficili di fine Quattrocento tra Venezia e Roma, che si circondò di lusso e di oggetti preziosi, con un unico desiderio, di essere seppellito in San Marco. La facciata meridionale riserva ancora delle sorprese: vecchie fotografie, ritrovate da Antonella Fumo, ci aiutano a capire meglio alcuni particolari della struttura esterna. Le consuete rubriche, indispensabili ormai per aggiornarci su ciò che è avvenuto in basilica nell’ultimo anno, chiudono il volume, facendo il punto sugli ultimi restauri, sui mecenati che generosamente li hanno promossi, sulle attività che vedono protagonista il museo e i suoi tesori, e sulle novità bibliografiche. L’iniziativa della Procuratoria di San Marco si avvale della competenza editoriale di Marsilio e del sostegno della Regione del Veneto e del Banco San Marco.

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Museo Diocesiano di Venezia
Castello 4312 - 30122 Venezia
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