La prima stesura de ”La Bottega del Caffè” risale al 1735, ma la commedia nella versione finale venne rappresentata solo nel 1950. È ambientata in un campiello veneziano sul quale si affacciano una locanda e tre botteghe: un barbiere, una bisca e una caffetteria. L’azione scenica si sviluppa in un giorno: dalla livida luce dell’alba al calar della notte, nel periodo del carnevale. La trama ruota attorno alla Bottega del Caffè dì Ridolfo, uomo saggio, equilibrato e generoso, che rappresenta la rettitudine ed il buon senso. Suo diretto antagonista è Don Marzio, nobiluomo napoletano, pettegolo, indiscreto e instancabile seminatore di zizzania. Animano la scena altri personaggi, protetti o vittime di questi due: Eugenio, ricco mercante di stoffe, dedito al vizio del gioco e donnaiolo impenitente, marito di Vittoria, donna onesta e virtuosa. Eugenio è un uomo frivolo, che vive dissipando il suo patrimonio tra donne e gioco, spesso alla bisca di Pandolfo, imbroglione, baro ed usuraio. La piazza è frequentata anche da Flaminio Ardenti che, sotto le mentite spoglie di conte Leandro, vive con le vincite ai gioco e mantiene la giovane “ballerina” Lisaura, che lo crede scapolo ed intenzionato a sposarla. Giunge Placida, moglie legittima di Flaminio, da lui abbandonata a Torino, alla disperata ricerca del marito. Le vicende dei personaggi si intersecano tra loro, condite dalle calunnie di Don Marzio e dai tentativi di mediazione positiva di Ridolfo.