I Vitelloni, direttamente autobiografico, è una galleria di giovani disoccupati, irresponsabili e velleitari figli di mamma (e il termine entrò nella lingua italiana), tra i quali campeggia il personaggio di Sordi, punto di
fusione di violenza satirica, grottesco e patetismo.
Il film si chiude con la partenza all’alba di Moraldo, il meno intorpidito del gruppo, salutato alla stazione da Guido, il piccolo aiuto ferroviere, simbolo di un mondo dove
la fatica quotidiana è la regola. Dove va Moraldo? La risposta doveva venire da un film di cui Fellini scrisse la sceneggiatura con Flaiano e Pinelli, ma che non realizzò mai: Moraldo in città, dove la città è Roma, la capitale. Il ragazzo che all’inizio di Roma - dopo le vignette provinciali d’approccio - sbarca a Stazione Termini è una reincarnazione di quel Moraldo Federico.