Un direttore e un’orchestra italiana alla “prova generale” di una sinfonia. Lui è freddo e arrogante, i musicisti pigri e troppo sindacalizzati.
Tutti litigano con tutti. Finché dal caos non scaturisce
un nuovo temibilissimo “ordine”... Un disordine che mette in pericolo l’ordine, un ordine restaurato che mette in pericolo le istituzioni democratiche. Non c’è dubbio, il film è anche questo, con il suo ammonimento finale, con la voce tedesca del direttore d’orchestra che, dopo aver ottenuta la solidarietà degli orchestrali (e dello spettatore) per il tumulto che lo ha costretto a interrompere la prova, abusa dell’autorità riconquistata e trasforma la bacchetta in una ferula: tuonando, con modi incivili, ordini perentori. E anche questo, e l’angoscia che quel finale ci suscita, sembra rifare nei nostri animi la
storia intera delle nostre vite fra le due ultime guerre, il continuo alternarsi fra disperazioni e speranze, alla ricerca di un modo giusto di essere uomini, e uomini liberi, in collettività di uomini altrettanto liberi e pronti a volere sempre e dovunque la libertà.