In un’imprecisata cittadina veneta (il film è girato a Treviso) si svolgono le vicende di una gaudente compagnia di commercianti e professionisti della media e alta borghesia, che dietro un’impeccabile facciata di perbenismo nasconde una fitta trama di tradimenti reciproci. La vicenda si sviluppa quindi attraverso tre storie di corna in un ambiente cattolicissimo, dove ognuno pensa ai fatti degli altri ma lava i panni sporchi fra le pareti domestiche, dove il sesso è ancora tabù ma dove i tradimenti sono la regola, anche se il divorzio non esiste ancora.
“Signore e Signori” è una satira feroce sull’ipocrisia della provincia italiana nella stagione del boom economico che racconta, dalla prospettiva di una piccola città, una realtà che riguarda l’intero paese, costruita come un romanzo corale articolato in un trittico di storie che coinvolgono sempre lo stesso gruppo di bizzarri personaggi.
Lo spettacolo teatrale è oggi un divertentissimo paradigma, specchio, preludio di una storia che solo in parte è “storia di ieri” perché mostra quei tratti contrastanti di vizio e ingenuità, di godereccio perbenismo, di naturale semplicità che abbiamo imparato ad amare come tratti caratteristici dell’italiano medio.