Caduta la linea Gotica nella primavera del 1945, gli Alleati si dirigono verso Milano, i partigiani dilagano in tutto il Nord Italia ed i tedeschi si ritirano verso Merano. Mussolini, assai perplesso e fornito di notizie illusorie dai gerarchi rimasti al suo fianco, rifiuta l’opera di mediazione del Cardinale Schuster e dalla capitale lombarda si dirige alla Valtellina ove sarebbe atteso da migliaia di
camicie nere. Nel frattempo, allo scopo di garantire al presidente Truman i voti dei milioni d’italiani d’America, gli statunitensi decidono di assicurarsi il Duce in fuga e inviano un drappello di uomini guidati dal tenente Donati. Trovata deserta la caserma fascista di Grandela, Mussolini
decide di seguire la colonna di duecento tedeschi inviata per trasferirlo in Germania e, quando la stessa si incontra con i partigiani della 52ª Brigata Garibaldi comandata da Pier Luigi Bellini, tenta inutilmente di evitare la cattura travestendosi da tedesco.
Scoperto e imprigionato, l’ex Duce viene raggiunto da Walter Audisio, detto Valerio, che lo fucila frettolosamente in base alla condanna pronunciata più volte dal Comitato
Nazionale Liberazione Alta Italia. Con Mussolini trova la morte Claretta Petacci e quasi contemporaneamente diversi gerarchi fascisti. È un film che è quasi obbligatorio vedere, ma più per dovere di informazione che per trarne lezioni o palpiti diversi da quelli forniti da molti
altri romanzi filmati sulle ultime ore di un gangster
che sente alla nuca il fiato della morte e trova pallido conforto nell’abbraccio della sua donna.