ballet
What 4 mad! C. C. focus on Giselle

In occasione della chiusura delle lezioni del corso di Storia della danza e del mimo (Università Ca’ Foscari Venezia), quest’anno dedicato al tema della follia nel primo atto di Giselle (1841), il balletto scritto da Jules-Henri Vernoy de Saint-Georges e Théophile Gautier, coreografato da Jean Coralli e Jules Perrot su musiche di Adolphe-Charles Adam, Choreographic Collision propone, martedì 29 aprile a partire dalle 17, una giornata di incontri, riflessioni e creazioni ulteriori. A partire dall’idea che Giselle sia stato un balletto capace di minacciare il momento cartesiano della logica dell’epoca del capitalismo avanzato, agli albori dell’età della psichiatria. A contraggenio, la parabola sembra invertirsi, lungo anche il cammino dell’antipsichiatria, nella innovativa Giselle di Mats Ek (1982), mentre nella più di recente versione che Eugenio Scigliano ha creato per il Junior BDT (2013), il balletto sembra riconsegnato a una nuova vitalità. La Follia in Giselle non è la conseguenza a un amore non ricambiato, o a séguito di un tracollo psicofisico di fronte alla disillusione per la favola d’amore, ma per troppo amore della danza. Giselle trasgredisce, nei gesti della follia per troppo amore della danza del primo atto, la medicalizzazione del desiderio frustrato che sarà reso evidente nel secondo atto. Perché la danza è vita, e si può dare solo in condizioni di felicità, ossia nell’amore. La Follia di Giselle è la condizione narrativa di un atto di sovversione nei confronti di un potere aristocratico, che non può rispettare i patti/giuramenti d’amore fatti non fra pari ma con sudditi ossia al di fuori del diritto e della legge, e dunque al divieto di amare in questo caso la danza nel suo potenziale sovversivo. La quasi impotenza dell’aristocratico Duca, che per sedurre si traveste da popolano, di fronte alla follia e alla morte di Giselle è la testimonianza del declino e della immobilità di un intero mondo che è alla sua fine, e che può sopravvivere solo se sublimato e redento attraverso un’impresa eroica: lo sfinimento al limite dell’omicidio della danza nell’atto secondo, non senza l’aiuto della donna-Willi ormai angelicata. Grazie al laboratorio coreografico Choreographic Collision e il Teatro Fondamenta Nuove di Venezia, la coreografa Laura Boato ha raccolto questa sfida del gesto, insieme al danzatore Andrea Rampazzo, per una nuova performance sul troppo amore.

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Teatro Fondamenta Nuove
Cannaregio 5013 - 30122 Venezia
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