Skianto è un testo di Filippo Timi con un andamento favolistico. Una favola però amara, concepita con un linguaggio tra il lirico e il drammatico: lirico perché inizia con “C’era una volta”; drammatico perché la materia del racconto ha per protagonista un bambino diversamente abile. Un bambino che non corrisponde, certo, alla creatura che i genitori si erano immaginati al momento del concepimento; bensì a un bambino con la “scatola cranica sigillata”, chiuso con i pattini in piedi nel suo spazio, rappresentato scenicamente nella palestra di una scuola elementare. La disabilità diventa oggetto di rappresentazione, perché porta in scena tutti i desideri impossibili del protagonista: fare il ballerino o il cantante, amare un pattinatore, sognare una vita che non sia una prigione, vivere in maniera normale con gli altri. Come accade quando si ritrova col nonno, che ritiene un eroe: specie quando gli racconta le sue avventure, condite con comicità e paradossi. Come tutti i sognatori, egli dovrà scontarsi con la realtà, ovvero col suo corpo murato in una cameretta dentro la quale scopre quanto la vita sia truccata. In scena Timi è accompagnato dalla voce e dalla chitarra del giovane Andrea Di Donna.