Testimonianze musicali ottomane e veneziane a Costantinopoli nel secolo XVII
Ensemble Marâghî
Stefano Albarello, cetra qanûn, liuto setâr, canto
Fabio Tricomi, tamburi daf e zarb, viella kamança
Giovanni De Zorzi, flauto ney, direzione
Giampiero Bellingeri, lettura e traduzione dei testi poetici
Costantinopoli fu luogo di incontro tra compositori ottomani, veneziani e provenienti da tutte le popolazioni sottoposte al sultano. A Costantinopoli Giovanni Battista Donado (1627-1699) fu Bailo veneziano e scrisse l’importante saggio Della letteratura de’Turchi. Donado stesso occasionalmente compose nel linguaggio proprio della musica turca e trascrisse in notazione occidentale melodie e liriche delle Tekké e del Serail.
Alla corte del sultano agiva per lunga tradizione un’ambiente musicale cosmopolita: Wojciech Bobowski (Bobowa, 1610 – 1675), che, convertitosi all’Islam, cambiò il suo nome in Ali Ufki, era un musicista, poeta, pittore e dragomanno polacco che tradusse la Bibbia nella lingua turca ottomana, compose un Salterio ottomano parzialmente basato sul Salterio ginevrino, e scrisse una grammatica della lingua turca ottomana.
Il principe moldavo Dimitrie Cantemir (1673-1723) fu un altro grande testimone della civiltà musicale ottomana: a lui si deve la catalogazione, trascrizione e recensione di intere raccolte di liriche.
A questi tre studiosi- compositori si riferisce dunque soprattutto il titolo del concerto Innamorandosi dell’Altro che è anche però sottilmente autobiografico: l’Ensemble Marâghî (dal nome di un grande musicista persiano del XIV secolo) è formato infatti da tre ricercatori- musicisti italiani che suoneranno e canteranno su strumenti originali della tradizione classica ottomana, mentre Giampiero Bellingeri, tra i massimi turcologi odierni, farà da guida al suggestivo itinerario traducendo e leggendo per la prima volta in pubblico i testi poetici cantati