Negli archivi di Arolsen in Germania si trovano circa 3000 effetti personali ritrovati nei campi di concentramento: orologi da taschino e da polso, anelli, portafogli, foto di famiglia, oggetti della vita quotidiana. Spesso questi erano gli ultimi oggetti rimasti in possesso delle vittime della persecuzione nazista, oggetti che le vittime avevano con sé al momento del loro arresto da parte dei nazionalsocialisti. Gli effetti personali appartenevano a persone provenienti da oltre 30 paesi - soprattutto dalla Polonia e dai paesi dell’ex Unione Sovietica. Nel 2016 gli Archivi di Arolsen hanno lanciato una campagna per restituire queste “memorie rubate” al maggior numero di famiglie possibile. La mostra racconta cosa significhi per le persone stringere nelle proprie mani questi ricordi ed espone inoltre oggetti i cui legittimi proprietari non sono stati ancora trovati dagli Archivi di Arolsen.
La mostra è completata da tre pannelli realizzati dagli studenti e dalle studentesse di Ca' Foscari e da alcuni studenti e studentesse dell'Istituto Benedetti-Tommaseo, in collaborazione con Iveser.
La traduzione dei pannelli dall'inglese all'italiano e in altre dieci lingue è a cura degli studenti e delle studentesse dell'Università Ca' Foscari Venezia.