DEMOCRAZIA E UTOPIA

La crisi sistemica che stiamo attraversando scuote violentemente l'insieme degli equilibri e delle relazioni sociali e civili. In particolare è l'assetto della democrazia, così come lo abbiamo conosciuto e vissuto negli ultimi decenni, ad essere messo duramente alla prova. Ma forse sono anche teorie e pratiche banalizzanti della democrazia a logorarne la vitalità e a restringerne ogni giorno di più l'orizzonte, indebolendola nei confronti delle tentazioni tecnocratiche e al tempo stesso di quelle populiste. Può essere opportuno allora ripensare la democrazia, a partire dalla sua più classica - e più radicale - definizione, secondo cui essa è 'il regime in cui possono avvenire rivoluzioni senza che sia necessario ricorrere a spargimenti di sangue'. Affermando che la democrazia può consentire la rivoluzione senza un tributo di sangue, si implica niente meno che è possibile all'uomo la palingenesi senza un prezzo di morte, grazie allo sforzo acrobatico costante di tenere in parità i contrari: la ripetizione e l'innovazione, la continuità e la rottura, come l'auriga i cavalli platonici. Forse questa è 'l'utopia immanente' della democrazia: di poter contenere entro le sue pratiche procedurali 'l'evento totale' della rigenerazione sociale. Questo bisogna riportare in evidenza se si vuol salvarla dall'appiattimento. Ciò che non fanno quelle concezioni che, concependo il processo democratico come pallida 'alternanza', lasciano che prenda il sopravvento la continuità sulla discontinuità, la ripetizione sulla innovazione. Come se il pericolo venisse solo dall'estremo della violenza sovvertitrice, e non anche dall'eccesso banalizzante di medietà, dallo sfinimento rituale, dei quali poi si nutrono i demoni del sangue. Ma riflettere sulla democrazia e sul suo stato non richiede solo che se ne espliciti il cuore utopico. Anche che si individuino nel suo farsi reale le polarità intorno alle quali si addensano le sue tensioni vitali, scandagliandole dall'interno. Così ragionando, abbiamo individuato tre faglie critiche che attraversano la democrazia: quella che passa entro il rapporto tra impulso di rinnovamento e tecnicità della procedura; quella tra la spontaneità della manifestazione sociale e la sua formulazione 'educata', cioè politica; quella tra la 'normalità' della vita democratica e la sua 'altra faccia': lo stato di eccezione, con i suoi rischi sacrificali. A ciascuna dedichiamo una giornata.

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