Festival George Onslow

Insieme a Boëly, Alkan e Gouvy, George Onslow è una delle grandi figure del romanticismo francese oggi dimenticate. Nato a Clermont-Ferrand, compie gli studi musicali ad Amburgo, ove segue i corsi di pianoforte di Dussek. L’ascolto dell’ouverture della Stratonice di Méhul, nel 1801, fa nascere in lui una vocazione di compositore che lo conduce a Parigi. Qui pubblica i suoi primi lavori (presso Pleyel), segue i corsi di Reicha al Conservatorio e dimostra interesse per gli strumenti ad arco, iniziando lo studio del violoncello. Grazie alle esecuzioni di sue opere da parte di Baillot e dei fratelli Dancla nei loro concerti di musica da camera, i quartetti e i quintetti d’archi di Onslow acquisiscono in breve tempo una certa fama nella capitale francese e poi in tutta Europa. Viene sottolineata l’originalità delle sue composizioni, difficili da eseguire; Berlioz lo considera uno dei «più grandi armonisti dell’epoca».

Alla sua vastissima produzione per strumenti ad arco si aggiungono trii e sonate per pianoforte, tre opere liriche e quattro sinfonie; il Quintetto «de la balle» (op. 38), scritto durante la convalescenza da un incidente di caccia, è sicuramente la sua opera più nota, in virtù della sua struttura a programma. Che questo compositore di levatura europea non si sia mai definitivamente stabilito a Parigi è un tratto inconsueto, che merita di essere segnalato. Onslow si divise infatti tra la capitale e la sua città natale, prodigandosi per vivacizzarne l’attività musicale: membro dell’Accademia musicale di Clermont-Ferrand, egli fu inoltre presidente della Società filarmonica cittadina.

Onslow fa parte di quella visionaria Scuola francese che seppe scoprire assai presto il valore delle conquiste armoniche della musica tedesca. Sotto l’Impero, infuria il dibattito tra melodisti (Grétry, Gossec) e cromatisti (Méhul, poi Hérold). Catel, fervente ammiratore di Mozart e sostenitore di un germanismo moderato, modernizza il pensiero armonico francese nel suo Traité d’harmonie, divenuto presto famoso. Parallelamente, il giovanissimo Hyacinthe Jadin – morto prematuramente – e pianisti innovatori come Hélène de Montgeroult o Jean-Louis Adam intensificano la propria scrittura con invenzioni armoniche sorprendenti.

Onslow è partecipe di questo slancio verso la modernità,e sin dai suoi primi lavori si presenta come paladino di un coinvolgente romanticismo. Verrà presto chiamato il «Beethoven francese», sebbene egli confessi (quanto meno in privato) di non capire l’evoluzione del maestro di Bonn nelle sue ultime opere. Tale stile germanico – di cui Théodore Gouvy riprenderà poi il testimone, prima che cominci a soffiare il vento del primo wagnerismo – s’impone molto meno facilmente nel campo della lirica. Mentre Meyerbeer mescola nei suoi grands opéras le ispirazioni italiana, francese e tedesca, il genere più leggero di Adam o di Auber rifiuta le complicazioni armoniche e il contrappunto, donde – probabilmente – l’insuccesso delle tre opere liriche di Onslow.

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