A Venezia si entrerà nel personalissimo mondo artistico e multimediatico di Alessandra Zorzi, architetto di formazione, ma pittrice e video artista di professione, il cui principale protagonista è il video d'animazione. Ad esso l’artista ha ultimamente dedicato gran parte delle sue energie e della sua ricerca realizzando numerosi filmati, alcuni dei quali in omaggio a grandi artisti del passato, come Mantegna, Depero o Leonardo. Accanto ai video ne verrà esposto anche il progetto e i materiali che hanno dato origine al percorso creativo.
Lontano da ogni tentazione effettistica, il percorso dei video utilizza modalità proprie dell’occhio cinematografico: carrellate, zoomate in avvicinamento o allontanamento, dissolvenze, sovrapposizioni, variazioni di campo esplorano, attraversano, scompongono e ricompongono l’opera di questi maestri, raccontano poetiche storie, o denunciano la follia del fanatismo e della distruzione ambientale.
Addentrandosi nello spazio espositivo ci si imbatte per prima cosa nei visionari arazzi (2002/2010) ispirati ad Abramennone, Morgiallo, Spampi e altri cittadini dell’avvolgente mondo di Babelopoli, abitato da figure tra il mostruoso e l’ironico, che, alla fine del percorso, si animano improvvisamente nel film dallo stesso titolo.
Accanto ad essi, negli altri spazi del Magazzino 3, le grandi opere degli anni successivi, caotiche e caratterizzate da un eccitato horror vacui che rende difficile discernere le singole figure e perfino gli elementi figurativi da quelli astratti e che costituisce uno dei tratti caratteristici della Zorzi pittrice.
Infine, in occasione della mostra veneziana, sarà presentata una nuova serie di disegni e dipinti dedicati alla donna e alle innumerevoli limitazioni o vere e proprie torture che ogni società maschile ha cercato o saputo imporle. Questo corpus, “Gabbie per Signora”, dà il titolo alla mostra. Burka, crinolina, disco labiale, anelli per allungare il collo, piedino cinese, infibulazione e altro, con le relative mutilazioni più o meno permanenti, costituiscono il tema sul quale l’artista si è a lungo interrogata.
“Sandra Zorzi appartiene ad una categoria d’artisti infrequente se non rara, cioè di coloro che esigono dalla propria arte che sia un linguaggio profondamente “responsabile” di fronte a se stesso e all’epoca in cui si esprime”. (Martina Corgnati)