È nello scontro tra Alceste (il misantropo) e Oronte (l’uomo di potere) - scrive Perrotta nelle note di regia - che ravviso una possibile chiave di lettura del testo. È lì che esplode il massimo abuso, dando segno di una società talmente malata di potere e di rapporti di interesse, da giustificare, al limite, la misantropia del protagonista, liberandolo dall’etichetta classica di “caso clinico”. Ma non solo Alceste e Oronte: tutti i rapporti tra i personaggi di questa farsa tragica sono schiacciati verso il basso dagli obblighi sociali e da un aleggiante timore della ritorsione (la denuncia, il processo, l’esclusione dalla “corte”), salvo poi deflagrare violentemente nel finale. […]. Prima tappa della nascente 'Trilogia sull’individuo sociale', indagine di Mario Perrotta che affronterè: Il misantropo di Molière, I cavalieri di Aristofane e Bouvard e Pécuchet di Flaubert.