Appuntamento, mercoledì 6 ottobre p.v. al Centro Culturale Candiani, per Ad alta voce. Prologo, incontro - organizzato in collaborazione con Coop Adriatica, Ausilio per la Cultura, AUSER, Librerie.coop - dedicato all’Iniziativa che, giunta alla sua decima edizione, prevede l’incontro di poeti, scrittori, e attori che leggono in pubblico in vari luoghi della città soprattutto quelli nei quali generalmente i libri non arrivano: alla stazione e in piazza, nelle carceri e al mercato, in vaporetto e in osteria, nelle calli e sotto i portici, nelle case di riposo e nelle chiese, negli ospedali e nelle fabbriche. Al Candiani il programma prevede alle ore 18.00 per Videoconcorso Francesco Pasinetti: le storie di ieri, proiezioni e ex tempore di ripresa e a seguire, alle ore 20.45, proiezione del documentario presentato da Roberto Ellero Sei Venezia (2010) di Carlo Mazzacurati che sarà presente in sala.

Cos’è il sentimento di una città? Sono le sue strade, la luce che la illumina, sono le persone che ci vivono e le loro storie. E tutte queste cose ma anche qualcos’altro, qualcosa che richiede tempo e attenzione per essere colto. Sei Venezia va in cerca di questo sentimento percorrendo la città e la sua laguna, scrutandone gli angoli e i giorni, ascoltando le storie di sei dei suoi abitanti: una cameriera d’albergo, un vecchio archeologo, un pensionato di Mestre, un pittore-pescatore, un ladro di appartamenti e un ragazzino. Sei persone che si sono raccontate sullo sfondo dell’anno che scorre. Come afferma il regista: “Ogni luogo della terra ha una sua unicità, quello di Venezia io l'ho cercato attraverso questi sei esseri umani. Sullo sfondo scorre l'anno, a ciascuno di loro una stagione, un clima. Si sono susseguiti giorni di sole a giorni di pioggia, il freddo di gennaio a l'afa di luglio, sere limpide ad altre caliginose. Le ambientazioni sono stati i luoghi in cui queste persone vivono o lavorano e gli spazi di terra e di acqua che attraversano: Mestre, l'hotel Danieli, S. Alvise, Murano, un bar vicino a S. Marco e Sacca Fisola. La presunzione e la segreta speranza di questo lavoro era quella di cercare una chiave che aprisse le porte più segrete e invisibili della città, e raccontarla. Per me, veneto di terra e di provincia, un viaggio alla scoperta di un territorio sconosciuto”.