Mozart, Cherubini, Reicha: quartetti per archi.
Prima del trio, prima del quintetto, prima addirittura della sonata (nel senso romantico del termine), il quartetto d’archi s’impone sin dalla fine del Settecento come il mezzo preferito dei compositori di musica da camera. Pervaso dell’ideale classico di un equilibrio a quattro parti, rapidamente il quartetto si arricchisce di affetti drammatici che trascendono l’ambito della sensibilità illuministica. Se è nota la rivoluzione beethoveniana del genere, meno noto è che la Francia non è – in quegli anni – in ritardo sui suoi vicini tedeschi. In particolare Hyacinthe Jadin sviluppa a Parigi ! uno stile personale che nulla ha da invidiare a Mozart o a Haydn. Meno noti sono ai giorni nostri i quartetti di Luigi Cherubini, composti in età matura a Parigi, e quelli di Antonin Reicha, compositore ceco trasferitosi anch’esso nella capitale francese. Reicha ha lasciato all’incirca una quindicina di quartetti inediti scritti nel più puro stile haydniano, il quale rappresenta a suo modo una felice transizione dal classicismo al romanticismo. Strizzatina d’occhio alla Scuola francese, Reicha insegna al Conservatorio mentre Cherubini ne è il direttore, ed entrambi hanno formato varie generazioni di allievi a uno stile che essi stessi avevano appreso... all’estero.