mostre
La città ideale

Venezia è una città paradossale che potrebbe benissimo stare al posto della Città Ideale nella tavola dipinta e attribuita alla scuola di Piero della Francesca presente in Urbino. Un accento stilistico od una zoomata su un suo angolo ne fa una scenografia metafisica, quasi un “non luogo”. Federico Fellini con il suo Casanova ne ha magnificato l’idea in un immaginario collettivo pur tradendo la fedeltà realistica del luogo. Essa, come città, contiene in sé tutta la storia di un popolo governato saggiamente che ha raggiunto una buona qualità della vita. Tutto quello che oggi gli architetti come Paolo Soleri con la sua Arcologia, o il politologo Jeremy Rifkin richiedono alle moderne città attraverso un richiamo etico alle archistar mondiali. Venezia è quindi un teatro aperto alla commedia umana che oggi ha raggiunto il concetto lecourbisiano di “ museo a crescita illimitata”. Tale integrazione fra pubblico e privato, fra esigenza estetico-storica e vissuto quotidiano non ha bisogno di nulla, se non di un ritocco che trovi nella flessibilità dei suoi spazii aperti il concetto caro a un nostro storico dell’arte : Franco Russoli di “museo aperto”. Definizione, questa, perfettibile che può trovare un arrichimento nella messa in posa in diversi luoghi della città, più o meno noti, di sculture che non abbiano un nesso necessariamente legato alla memoria del passato od alla storia della città medesima, ma che siano solo legate al fine di una sua valorizzazione contemporanea; come un vissuto attuale dove anche la modernità si riconosca in una sua compiacente “decadenza” post moderna. Oseremo dire alla Tomas Mann. Si ripensi ai luoghi deputati già di per sè monumenti come l’Hotel Excelsior, il Des Bains o il recuperato postindustriale Molino Stucky oggi rivisti non più come Kitsch puro, bensì recuperati ad uno sguardo Camp, pieno di compiacenza attualistica, come sostiene Gillo Dorfles. In tale contesto contemporaneo le sculture possono dare nuova vitalità, ma soprattutto nuova immaginazione al contemporaneo di ognuno di noi.

Venezia è, inoltre, espressione massimamente di due culture: l’Occidentale e l’Orientale. Essa è stazione d’incrocio, luogo umano per eccellenza, sia sul piano letterario che sul piano architettonico: San Marco lo sta a dimostrare sin nelle più piccole pietruzze musive come nel bronzo dei cavalli o dei mori dell’Orologio. Geniale fu l’intepretazione “moresca” alla Biennale dell’artista statunitense che riprese nel tema del vetro di Murano tutta la visione colonizzatrice dei “neri” nella Venezia del ‘700. Ma è soprattutto nell’incrocio del Mediterraneo e quindi nel contatto linguistico commerciale, quasi imperialista, che va colto il valore di questa Repubblica Marinara per prima apertasi al mondo nuovo di allora, o all’inconscio di sempre: l’Oriente. Oggi tema scottante e attuale che la nostra Associazione intende far valere nelle presenze artistiche di alcuni autori di nazioni che possono essere rappresentate in questo Museo Aperto che è la città stessa. Artisti che vedono in Venezia luce e possibilità di appartenenza. Non si dimentichi la grande tolleranza di Venezia, basti pensare alla presenza degli Armeni sin dal lontano 1700.

L’insieme di otto scultori internazionali tutti raccolti all’interno di una corte sull’Isola crea un cortocircuito unico dove la scultura di per sé crea un “mondo a sé stante”, come vuole il tema della Biennale: Fare Mondi diretta da Daniel Birnbaum. Gli artisti invitati sono: Pino Castagna, Riccardo Licata con un libro in ferro e vetro. Vinicio Momoli con una scultura in marmo dal taglio minimalista , mentre Koen Vanmechelen crea un Ring (anello) di 6 metri di diametro in barena che ricorda l’esistenzialità ciclicadella storia e della vita. Shan Shan Sheng riporta in vetro di murano un accenno di 25 metri della muraglia cinese, sua patria che diventa la stratificazione della vita del popolo cinese in movimento. Con un toro fatto di copertoni d’auto di recupero Serge Van de Put costruisce un toro alto 4 metri che crea un contrasto surreale con la laguna, mentre Claire Backer da vita ad un mondo di labbra che segnano il mondo d’amore. Infine lo spagnolo Juan Ripolles con una sua scultura surreale in vetro resina. La mostra è a cura di Boris Brollo, al suo quarto appuntamento di mostre collaterali con la Biennale veneziana, ed è patrocinata dalla regione Veneto, dalla Provincia di Venezia e dal Comune di Venezia , e si tiene in collaborazione con l’aiap-unesco, comitato italiano.

dettagli
Biglietto: ingresso libero
quando
dal 06/06/09 al 25/10/09
DoLuMaMeGiVeSa
Orario: (scegli la data)
dove
Isola della Certosa
30126 Lido (Ve)
Isole della Laguna
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