Di Nino Dattis con Stefano Skalkotos, regia Pierpaolo Comini.
Buio. Una voce femminile al cellulare e poi uno schianto. Forte e terribile. Luce. Dai rottami di un’auto esce un uomo, in evidente stato di choc. Si guarda intorno. È in una discarica. E lui? È vivo? È morto? Il cellulare? Non funziona, o meglio, funziona a tratti. Una voce femminile gli ricorda che era in auto, che pioveva e che si stava recando da lei. La voce gli dice di stare attento perché la pioggia è abbondante ed è pericoloso guidare.
Dunque ha fatto un incidente. E forse è morto. E questa discarica? Che cos’è? Un limbo? Un inferno?
Dio Ballard è una pièce che si ispira all’opera e alla poetica di James Graham Ballard. Prendendo a piene mani dai romanzi La foresta di cristallo, L’isola di cemento, e Crash, lo spettacolo si apre ad una serie di digressioni sui simboli/feticci della civiltà occidentale, il tutto ambientato in un deserto biblico post moderno: una discarica
Tralasciare ciò che si preferisce non capire vuol dire evitare accuratamente di analizzare tutti i fenomeni che ci circondano, le loro dinamiche e le influenze che hanno su di noi così come vuol dire evitare anche l’analisi di come le nostre dinamiche personali vadano ad interagire e a modificare il mondo esterno.
È a partire da questa sensibilità, da questa prospettiva di guardare e analizzare il mondo che abbiamo deciso di costruire la pièce e poi, successivamente, lo spettacolo.
Cercare di analizzare gli schemi del mondo in cui viviamo è prima di tutto un tentativo disperato (sia di Ballard -scrittore che nostro) di capire la complessità della nostra civiltà occidentale che, prendendo a piene mani le parole dello stesso scrittore, nasce da un matrimonio: quello tra ragione ed incubo.
Siamo spettatori cioè di “un paesaggio di comunicazioni che è attraversato dagli spettri di sinistre tecnologie e dai sogni che il denaro può comprare.” Scienza e consumismo ci circondano offrendoci un ricco campionario di piaceri in vendita. A noi la scelta di comprarli o stare muti.
Ed è tramite l’attraversamento di questo piacevole inferno che il nostro protagonista può sperare in una sottile, ambigua salvezza.