Autore Carlo Goldoni, regia Paolo Valerio con Marcello Bartoli Arlecchino e Pantalone,
Dario Cantarelli Lelio,
Roberto Petruzzelli Brighella e Dottore,
Roberto Vandelli Ottavio,
Michela Mocchiutti Rosaura,
Marta Meneghetti Beatrice,
Gioia Salvatori Colombina,
Filippo Neri violino,
Elisabetta Gerosa violino,
Giancarlo Bussola viola,
Paola Gentilin violoncello.
Il desiderio di confondere la vita con il sogno, la realtà con la fantasia, è il sentimento che irresistibilmente spinge e attrae verso l’altra vita, la vita dove ogni cosa è possibile, dove non esiste finalmente la verità, ma soltanto una verità: la verità del desiderio di essere qualsiasi persona, cambiare nome, cambiare città e lasciare, perdere, cancellare il passato verso un futuro dove ogni cosa è possibile.
Il povero Pinocchio, felice bugiardo, era oppresso dal suo naso che cresceva per ogni bugia detta; il nostro Lelio avrà un altro tormento di mentitore, ma più soave, una sorta di musica della menzogna.
Il fine ultimo della menzogna nel Bugiardo è sempre l’universo femminile, così inafferrabile, così misterioso, uno specchio riflesso della realtà, di un Narciso in attesa di innamorarsi di sé, come questa Venezia doppia, riflessa nella laguna, sfumata, impalpabile.
La commedia ci racconta un’umanità che accanto alle bugie di Lelio è forse ancor più insopportabile: il cavaliere Ottavio è un giocatore incallito, le due sorelle Rosaura e Beatrice non si sopportano e non tengono in grande considerazione il padre, il Dottore è pronto a rimangiarsi la parola per sistemare al meglio le figlie, Florindo non attira neanche la simpatia del suo amico Brighella, Pantalone è un padre troppo debole nei confronti delle bugie e del comportamento del figlio Lelio.
Questa commedia racconta quindi la debolezza umana, troppo umana, e sceglie un capro espiatorio, una vittima predestinata per scuotere una società ipocrita: Lelio. In una prima scrittura goldoniana il Bugiardo veniva portato in carcere dalla guardie come a ristabilire alla fine una certa morale, ma nell’ultima stesura seguita anche in questa nostra versione teatrale, Lelio promette di non mentire più, ridendo.