Di Antonio Tarantino con Michele Maccagno, Gianluigi Fogacci, Pasquale Di Filippo, Melania Giglio, Marco Bonadei, Giuliano Scarpinato, Daniele Sala, diretto da Daniele Salvo.

'Antonio Gramsci, detto Nino, noto intellettuale italiano, nato nei pressi di Cagliari nel Gennaio 1891, arrestato dalla polizia fascista nel 1926, fu processato dal Tribunale speciale e il 4 giugno del 1928 venne condannato a oltre ven¬ti anni di carcere. Dopo un lungo peregrinare tra reclusori, cliniche e istituti di detenzione, fu trasferito alla clinica Quisisana di Roma, dove, appena riacquistata la piena li¬bertà, la sera del 25 aprile 1937 venne colto da emorragia cerebrale e si spense due giorni dopo. Gramsci aveva fotografato con grande obiettività la situazione politica italiana e le sue riflessioni giungono sino ai giorni nostri con un nitore e una chiarezza ai confini della preveggenza. Aveva individuato la crisi dello Stato-nazione, il distacco della dimensione spirituale da quella temporale che porterà lentamente ed inesorabilmente alla disintegrazione dello Stato moderno, aveva analizzato a fondo l’”americanismo”, sostenendo che l’America avrebbe di lì a poco costretto l’Europa a un “rivolgimento della propria assise economico-sociale troppo antiquata”, aveva percepito in pieno la trasformazione delle basi materiali della civiltà europea,prevedendo la formazione di una “nuova civiltà di cui saranno protagonisti i gruppi sociali delle nuove industrie”, aveva individuato l’irrimediabile crisi spirituale dell’uomo moderno, chiarendo i concetti e le differenze del “governare” e del “detenere il potere” nel nuovo Stato in disgregazione. La nostra realtà di uomini del XXI secolo è colma di compromessi e debolezze, incertezze e paure. Siamo continuamente confusi e frastornati da mezzi di comunicazione invadenti e debordanti, “persuasori occulti” che ci promettono una vita migliore, luccicante, piena di soluzioni e nuovi Dei a cui votarsi. Siamo di fronte ad un momento di gravissima emergenza spirituale, ideologica ed etica. Ci sono stati, nel corso del Novecento, alcuni uomini, poeti, artisti o grandi pensatori, che hanno lasciato una traccia indelebile nelle nostre coscienze e, con le loro riflessioni, ci hanno indicato una strada possibile, ci hanno aiutato a costruire un senso civico, una consapevolezza storica, chiave fondamentale per comprendere la nostra piccola realtà quotidiana e gli eventi che ci circondano. Al cimitero degli Inglesi di Roma, tra il traffico del quartiere Testaccio, i telefoni cellulari, il ritmo frenetico della città eterna e le vetrine scintillanti dei negozi del quartiere, restano le ceneri di Gramsci. Antonio Tarantino, noto drammaturgo italiano, ha scritto un testo, “Gramsci a Turi”, denso di suggestioni e di atmosfere, pensando proprio a quelle ceneri, a quel piccolo uomo offeso e privato della libertà da un governo che lo riteneva scomodo e pericoloso. La vita nel carcere è molto dura e gli ufficiali, le guardie carcerarie, gli psicologi che tentano di decifrare il pensiero dell’uomo Gramsci, considerato uno strano essere che, in cella, si permette di pensare, scrivere, pontificare sul futuro dell’Italia, danno un quadro desolante di quegli anni: viene qui alla luce l’essenza del cittadino italiano, dibattuto tra superficialità, pressappochismo, qualunquismo, provincialismo, mancanza assoluta di cultura e volgarità. Tarantino ci parla con un linguaggio diretto, molto fruibile, in cui convivono ironia, surrealtà e humor amaro. Dalle pagine di questo lavoro, riga dopo riga, affiora l’affresco di una ben triste Italietta, mondo asfittico dominato da interessi personali, massonerie, smanie di potere, violenza e menefreghismo. Gramsci viene abbandonato da tutti, rinchiuso in una squallida cella, deriso da piccoli uomini che decreteranno la sua fine.' Daniele Salvo.