Il Governo di Andorra partecipa per la prima volta, attraverso il proprio Ministero della Cultura, alla 54. Esposizione
Internazionale d’Arte e lo fa per mezzo delle creazioni di due artisti andorrani, la cui opera si esprime sotto un comune
denominatore: “l’analisi degli aspetti legati alla soglia della percezione”.
L’artista Helena Guàrdia, per via di fotografie manipolate con delle tecniche vicine a quelle dell’artigianato, mette in
questione l’attegiamento degli spettatori passivi.
Francisco Sánchez solleva, con i propri dipinti, l’argomento dell’importante sfasamento tra tecnologia e persone. Anzi, il
più grande della storia.
Il termine generale “ILLUMInazioni” proposto da Bice Curiger, Direttrice della presente edizione della Biennale, va alla
ricerca della connessione tra le molteplici partecipazioni alla mostra. Gli artisti andorrani aggiungono ormai, alla
polisemia di quel termine, la poetica accezione “creare nuova vita oppure nuovi significati”.
È ormai evidente che il concetto di tecnica e quello di modernità, ognuno con le proprie codificazioni, hanno man mano
introdotto ed imposto delle pratiche visuali caratterizzate dallo scontro immediato, dalla celerità temporanea nonché da
una scarsa esigenza riflessiva. Ciò nonostante, sussistono certe proposte artistiche che, nel piazzarsi oltre i sottili confini
della percezione visuale, pretendono e, d’altronde, ci riescono, di rallentare il tempo di osservazione di un’opera.
Tramite questo metodo, oppure altri che si somigliano, gli artisti decelerano gli sguardi veloci, persuadono ad andare
oltre la monotonia che si attacca alla realtà già assunta, fanno salire in superficie il potere riflessivo della mente,
promuovono la cultura della ricerca ed invitano, finalmente, a ricreare delle icone visuali oppure a ricavarne nuovi sensi.
Il momento algido, quello di maggior tensione nel binomio tra artista e spettatore sorge quando quest’ultimo, alla
ricerca del significato nella creazione del primo, suggerisce, si diletta scoprendone nuovi sensi e ponendo persino le
proprie impostazioni. La capacità artistica dello spettatore viene quindi misurata per la sfida di assumere un dialogo
sincero e creativo con l’opera dell’artista.
I due artisti andorrani che partecipano alla 54. Esposizione Internazionale d’Arte – la Biennale di Venezia sono
compartecipi di questa metodologia nelle loro creazioni.
L’artista Helena Guàrdia e la sua “La ciutat flotant” scuote spietatamente le immagini originali –quelle fornite dalla
realtà – ne scioglie il messaggio classico, ne svigorisce le iconografie più conosciute e propone, al loro posto, delle
narrative aperte che, da una parte, evidenziano le limitazioni dei meccanismi della percezione visuale e, da un’altra,
suggeriscono l’esistenza di una nuova visione, una nuova consapevolezza degli spazi che sono a noi noti.
Nella creazione “L’efímer i l’etern”, trittico nelle vesti di impianto, l’artista Francisco Sánchez prova a riflettere,
affascinato dall’ambito quantico, un microcosmo inglobando l’insieme dell’universo. Questa inquietudine lo trascina
fino al punto di porsi concetti che si avvicinano alla scienza più dell’arte stessa. L’artista mostra un mondo costituito da
un’informazione trattenuta, da un’energia che vibra a frequenze variabili. L’osservazione fa diventare il possibile in
tangibile.