'Un giardino, dei bambini giocano, e il gioco si carica progressivamente di tensioni, e di una deprimente verità nel momento in cui si insinua l’ombra nera: l’impensato, l’intruso, il predatore. Raccontiamo di Anna e di Angela, storie diverse tra loro ma che, come tutte le storie di abuso sessuale sui minori, hanno un denominatore comune: il silenzio. SILENZIO è un’onda anomala che ci porta sia nelle profondità sia sulla superficie dell’animo umano; un continuo entrare e uscire da due mondi (adulti e infanzia) che faticosamente cercano di coesistere. Un’azione poetica, una forza eversiva nei confronti di una norma sociale. Un mondo guardato dagli occhi dei bambini che invitano a risvegliarci dal torpore della quotidianità puntando lo sguardo sull’abitudine che ci rende ciechi. In un repertorio di storie il lavoro non segue una linearità, compaiono più voci narranti, trasfigurazioni di personaggi, di ambienti. Carnefici e vittime convivono in un ready made della macabra giostra della realtà che gira vorticosamente rubando futuro e sogno ai piccoli. Lo spettacolo nasce perché in un paese del bellunese, un bravo maestro è stato accusato di abusi sessuali nei confronti di 50 bambine. Trent'anni di abusi e nessuno s’è mai accorto di nulla. Lunghe ricerche fatte di interviste, incontri, studi, ci portano a dire che le storie di abuso sono tutte uguali nella loro particolarità, poiché dopo l’abuso c’è il silenzio. SILENZIO si propone di abbattere attraverso il teatro la cortina, spesso impenetrabile, fatta di insensibilità, omertà, coperture potenti e sensi di colpa. Lo spettacolo cerca di individuare i nodi più complessi delle relazioni che generano ferite incancellabili sui minori. Si raccontano dinamiche familiari di abbandono e miseria morale, dinamiche scolastiche, si denunciano le colpe soggettive, di sistema e del clero. Infine si analizza il linguaggio televisivo che affronta, talvolta con troppa superficialità, temi morali.'