conferenze e convegni
Restaurare per Riscoprire

Presentazione del restauro di Endimione Dormiente.

L’intervento di restauro qui presentato è interessante come ricaduta culturale quasi più che come specifico intervento. Si potrebbe anzi dire che esso rappresenti l’immagine della rivalutazione culturale della Gipsoteca accademica, di quella densa realtà culturale particolarmente legata alla storia di questa importante istituzione. Il peso del legame tra istituzione e tale dimensione culturale fu così incombente che nel più recente passato questo fenomeno fu per lo più ignorato, talvolta anche vilipeso. Molto probabilmente fu una reazione a quella distratta cultura che grossolanamente tendeva ad identificare l’Accademia col particolare fenomeno artistico legato al momento storico della sua riforma ottocentesca. Tutto ciò fu un danno, più che per i singoli manufatti, per l’identità culturale dell’istituzione. Oramai compiuto un discreto percorso di allontanamento da simile, ottusa visione, come dalla altrettanta ottusa reazione, sono maturi i tempi per rivalutare i gessi dell’Accademia. La gipsoteca dell’Accademia di Belle Arti di Venezia è infatti una testimonianza storicamente rilevante prima ancora di essere elemento patrimoniale. La sua collezione di gessi, tratti da sculture classiche, deriva per lo più direttamente dalla importantissima collezione dell’abate Filippo Farsetti; collezione che, pur privata, veniva utilizzata dai più meritevoli allievi dell’Accademia, come palestra didattica. Antonio Canova, che tanto la utilizzò come studente, scrisse una accorata supplica all’imperatore Francesco I affinché questo corpus non andasse disperso ma fosse valorizzato come strumento didattico: “sarebbe infinito il mio dolore se si avesse a perdere intieramente la Galleria Farsetti, fra le poche un tempo e forse singola in Italia. Io non so ricordarmi quanto veramente siasi cominciato a smembrarla delle forme ma posso bene assicurarvi, che non saprei vedere senza il più vivo rammarico dell’anima mia il danno gravissimo che ne risulterebbe alla nostra accademia, nel caso che il Sovrano non si volesse opporre validamente alla prossima intiera distruzione di codesta sceltissima e preziosa collezione di Gessi antichi... Ma io voglio sperare che il nostro Savio Governo non vorrà lasciarsi fuggire sì bella occasione di dare un insigne monumento della sua benigna protezione a favore alle Belle Arti, o acquistando per esse codesti oggetti, che restano, o almeno inibendone espressamente l’estrazione da Venezia; giacchè questi così possano offrire ampia materia, ed essere come base agli studj dì Professori e degli allievi”. Queste parole furono così efficaci che, nel 1805, la corona acquistò l’importante collezione di gessi proprio come dotazione didattica dell’Accademia veneziana. A questo prezioso nucleo si aggiunsero poi altri gessi come Hestìa,Dione e Afrodite e il Dioniso del frontone Orientale del Partenone, o il Cefìso di quello occidentale, donati espressamente nel 1820 a Leopoldo Cicognara dal Re d’Inghilterra, e provenienti dalla collezione di Lord Elgin, colui che aveva asportato i marmi di Fidia dal Partenone. Detto imponente corpus è ora difficilmente apprezzabile in quanto scomposto in più sedi. La parte più rilevante dei manufatti si trova attualmente nelle raccolte del Museo delle Gallerie, mentre all’Accademia di Belle Arti di Venezia si possono contare solo una cinquantina di pezzi, per lo più sparsi nei vari ambienti: ben poca cosa rispetto alla compagine primigenia. Ma, proprio in quanto testimonianza di ciò, la loro conservazione e rivalutazione è operazione importante. Doveroso, ma soprattutto sentito, un grazie a: • Marianna Franceschini e Cristina Nordio, allieve che dopo il termine del percorso di studi accademici hanno inteso dedicarsi all’intervento; • Elisabetta Zendri, professoressa del Dipartimento di Scienze Ambientali di Ca’ Foscari per aver guidato la diagnostica di Cristina Nordio; • Enrico Noè e Roberta Battaglia dottori della Soprintendenza Speciale per Patrimonio storico, artistico, etnoantropologico e per il Polo Museale della città di Venezia e dei comuni della gronda lagunare, per aver seguito i lavori; • Matteo Ceriana, dottore direttore delle Gallerie dell’Accademia, per la cortese consulenza; • Giovanna Mettifogo per il brillante mecenatismo. Infine è utile ribadire nuovamente come questo intervento di ripristino, oltre che a far raggiungere una decorosa leggibilità al manufatto dell’Endimione dormiente, il cui originale è conservato nella Sala degli Imperatori dei Musei Capitolini in Roma, abbia inteso rivalutare quella densa esperienza storico – artistica alla base della sua esecuzione e fruizione, assumendo quindi un peso culturale notevole al di là della sua funzione di utile strumento didattico.

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Accademia di Belle Arti
Dorsoduro 423 - 30123 Venezia
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